Coi libri si ha un rapporto personale, fatto di scelte e predilezioni, rifiuti e prevenzioni, utili solo se libretti di istruzioni. La loro presenza risalta quanto la loro assenza. Molti mobili sono ricchi di scaffali e in qualche modo bisogna riempirli, con oggetti che poi devi prendere in mano per spolverarli. Spolverare in certi casi è più sopportabile del leggere. Un ninnolo è utile, un libro non mette curiosità, nessuno ti chiederà mai “Dove l’hai comprato?”.
Con qualche autore hai un rapporto stretto come quello che hai con qualche amico del cuore. Fai la conta di quanti libri ha scritto, vai a cercarli e speri che ne scriva altri. Entri in sintonia, sai cosa aspettarti e lui te lo dà senza deluderti. Ci sono anche i casi in cui speri che uno non pubblichi più altri libri perché poi ti invita alla presentazione e devi comprarlo, attestato d’amicizia, non sempre di stima. Ci sono libri che vendono molto alla prima presentazione, poi in libreria non vendono una copia.
Ci sono libri che si leggono per piacere e libri che si leggono per dovere culturale. C’è chi esagera e si legge l’Ulisse di Joyce, per intero intendo, e se è proprio fissato si legge anche Sterne, autori impervi per i quali mi chiedo chi siano stati gli editor che hanno avuto la lungimiranza di pubblicarli e se è vero che sono stati letti. Se li ho letti? Sì, uno a rate, ma ero giovane e dopo ogni fatica mi rifacevo con Akim e Blek Macigno.
La soddisfazione più grande è quando questa tua passione, che diventa esistenziale, puoi comunicarla e scambiarla con qualcuno fosse solo per dire insieme a qualcun altro: che bello! Che storia magnifica, che descrizione forte. Come si fa con i film, che hanno un bacino d’utenza molto più vasto, anche se non è facile beccare qualcuno che abbia visto più capolavori di Antonioni.
Ci sono anche autori che scrivono sempre lo stesso libro, i personaggi sono seriali e alla fine del libro non ricordi la storia e non distingui i personaggi.
“Io scrivo per me stesso. Non scrivo per i lettori”. Frase di battaglia, documento deontologico artistico di molti scrittori. Non credetegli. Il lavoro vero è quello che viene dopo per farselo pubblicare di modo che anche altri possano leggerlo.
Raccomandazione banale: non prestate i libri. Anche perché non vengono mai resi e non so perché.
Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)
“La soddisfazione più grande è quando questa tua passione, che diventa esistenziale, puoi comunicarla e scambiarla con qualcuno fosse solo per dire insieme a qualcun altro: che bello! Che storia magnifica, che descrizione forte.”
Da VARIETÀ LIBRARIA – Editoriale di Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)