VINO (FINTO) E PANE (SCADUTO)


Editoriale dell'11 ottobre 2016

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C’è del marcio in Danimarca, dice una famosa battuta dell’Amleto di Shakespeare. La notizia è che i danesi ne vanno così fieri che hanno deciso che quel marcio ce lo potremmo mangiare. La moderna società occidentale è diventata troppo viziata e schifiltosa: i nostri supermercati buttano via ogni giorno centinaia di prodotti alimentari appena scaduti o con la confezione sciupata, diventando responsabili di un esagerato spreco di cibo, osceno e intollerabile. Così è nata in Danimarca la catena alimentare “We food”, che vende solo cibi e cosmetici scaduti da poco (si sa che la data di scadenza è fissata con largo anticipo rispetto alla reale decomposizione del prodotto) o dalla confezione lievemente rovinata, con il 50% di sconto. Il successo è stato travolgente, con lunghe file di clienti e incassi stellari, senza che nessuno sia tornato a lamentare mal di pancia o altri disturbi. I supermercati della catena si sono moltiplicati e ora hanno chiesto di aprire filiali anche negli altri paesi europei, Italia compresa. Fieri di trovarsi in prima linea a combattere lo spreco e anche al primo posto nei profitti. Contemporaneamente a San Francisco due enologi, Alec Lee e Mardonn Chua, hanno replicato il miracolo delle nozze di Cana, inventandosi un vino fatto di acqua: trattasi di una bevanda sintetica a base di un prodotto chimico che, in un quarto d’ora, mescolando all’acqua l’etanolo e un paio di additivi, imita alla perfezione il sapore del vino. Dopo numerose prove, i due sono riusciti a creare uno chardonnay e un moscato capaci di ingannare un bevitore comune (mi auguro che i sommelier siano in grado di distinguerli dagli originali). Naturalmente, anche in questo caso, come suona lo slogan di Mondo Convenienza, “la nostra forza è il prezzo”: con pochi euro, chiunque può permettersi una bottiglia di (finto) vino pregiato. Quindi, mentre noi ci balocchiamo tra Eataly e Slow Food, tra carnivori e vegani, ci aspetta un futuro moralmente nobile ma poco chic: cibi scaduti e un surrogato di vino che non contiene neppure la vaga presenza dell’uva. Roba da far rizzare i capelli agli intenditori snob che agitano plasticamente il bicchiere prima di sorseggiarlo con estasi, ma da rendere ormai superato un celebre motto dei beoni toscani: amo talmente il vino che odio chi mangia l’uva.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)


C’è del marcio in Danimarca, dice una famosa battuta dell’Amleto di Shakespeare. La notizia è che i danesi ne vanno così fieri che hanno deciso che quel marcio ce lo potremmo mangiare.
(da VINO (FINTO) E PANE (SCADUTO) editoriale di Fabio Canessa)
da Chi si ferma è perduto (1960) diretto da Sergio Corbucci, con Totò, Peppino De Filippo e Lia Zoppelli

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