ELOGIO DEL MIO AMICO ROBERTO


Editoriale del 09 gennaio 2017

Aristoteles_Logica_1570_Biblioteca_Huelva

Ci conosciamo da molti anni, ma solo da qualche tempo io e Roberto abbiamo avviato il costume di vederci per una bevuta. Se il primo bicchiere introduce alla rassegna dei più e dei meno il secondo scioglie le lingue alla politica e alle forme misurate o temerarie dell’esistere, entrambe in definitiva fallimentari. L’ultimo, come in tutte le osterie mondiali passate e future, di solito aiuta a cabotare il quanto-se-volemo-bbene. Non è solo stima. O forse sì, se la stima viene dal bello o dall’impossibile, e se questi sono una parte o una sequenza dell’affetto. Me lo dirà lui. Solo da qualche incontro alle nostre chiacchiere abbiamo aggiunto quelle degli altri. Ognuno porta un libro, e al secondo giro alla restituzione segue un nuovo volume. L’ultima volta allo scambio canonico Roberto ha aggiunto in regalo “Organon” (Bompiani 2016), il trattato sulla logica di Aristotele. Un malloppo di oltre duemila pagine. Lui ha curato la traduzione, le note e il saggio introduttivo agli Analitici Secondi. Il Vecchio Stagirita andava rivisto, e una squadra magnifica ci ha lavorato sopra per anni. Negli Analitici Secondi Aristotele affronta alcuni aspetti della teoria della conoscenza. Come si fa a sapere, cosa è vero e in quale misura. Mi pare Aristotele sia sul pezzo più di molti altri se la scienza ha permesso alle moltitudini di conoscere e godere un-po’-di-più e ora queste si vogliono sostituire a politici, medici, giornalisti, docenti e ingegneri. Certo i rabidi vengono da un difetto dell’economia politica e hanno spesso ragione, ma quanto alle soluzioni qualcuno ci salvi dall’oclocrazia degli onesti e ignoranti. Gramsci la risolveva con l’intellettuale organico. L’hanno accoppato i neri ma l’avrebbero fatto pure i rossi. Il Vecchio Stagirita non verrà recensito a tutto spiano o invitato in TV a parlare di camorra, migranti, arte, storia, geopolitica, culi e camicie come altri grandi intellettuali contemporanei. Poi c’è Roby con la sua discrezione, le sue molte lingue, il suo pensare ferreo e quindi dubitante, le infinite ore dedicate alla filosofia che, dice lui, al governo fa solo casino. Uno che la dedica ve la scrive con la matita, in stampatello maiuscolo. L’antitesi del cazzaro insipiente, e badate che il cazzaro raggiunge livelli di sofisticazione esiziali, dirige Stati e giornali. Il cazzaro è un tiranno che cerca il potere per dare dimensione di verità alle proprie ipotesi malcerte. “Le scienze che hanno per oggetto il Che precedono spesso cronologicamente quelle del Perché e forniscono a queste dati preziosi”. Roberto ci infilerebbe forse nella stessa sacca, Aristotele e Alessandro, ma lui è gentile, così non è.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)


Mi pare Aristotele sia sul pezzo più di molti altri se la scienza ha permesso alle moltitudini di conoscere e godere un-po’- di-più e ora queste si vogliono sostituire a politici, medici, giornalisti, docenti e ingegneri.
(da ELOGIO DEL MIO AMICO ROBERTO, editoriale di Luca Foschi)
ninna nanna per Aristotele(s) – da L’allenatore nel pallone (1984) con Lino Banfi e Urs Althaus

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