BABBO NATALE L'HA INVENTATO LA COCA COLA


Editoriale del 13 dicembre 2016

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Il 25 dicembre è il giorno in cui coabitano “il dio cristiano e il campione del consumismo”: Gesù Bambino e Babbo Natale. In un’ambiguo rapporto di contrapposizione e fusione, entrambi, in modo diverso, portatori di un “messaggio di salvezza”. Lo spiega benissimo Nicola Lagioia, già Premio Strega e neodirettore del Salone di Torino, che si avventura, in un saggio intelligente e originale intitolato “Babbo Natale” (edito da Fazi) che si legge come un romanzo, sulle tracce dell’identità del buon vecchio panciuto con la barba bianca, impegnato, in questi giorni, a distribuire doni a tutti i bambini del mondo. Rintracciando già nelle leggende di San Nicola la disposizione a elargire doni materiali, il dono dell’ubiquità e la protezione dei giovani, seguendo le trasformazioni che, dal protestantesimo a un libro di Washington Irving, hanno scandito le tappe della messa a fuoco dell’identità di Santa Klaus, individua lo snodo fondamentale nella campagna pubblicitaria della Coca Cola negli anni Trenta, che ne fissò le caratteristiche con le quali è giunto fino a noi. Narrando in parallelo l’evoluzione del personaggio e la storia della multinazionale americana, con uno sguardo privilegiato all’iconografia (ampiamente riprodotta nel testo con illustrazioni d’epoca), intreccia il mito di Babbo Natale all’epopea della Coca Cola, destinati a
fondersi in un’espansione planetaria che ambisce all’universalità. Smonta ingegnosamente i meccanismi di funzionamento del sistema capitalista basato sui consumi e analizza con dovizia di informazioni e fine sensibilità critica l’immaginario del pensiero occidentale. Popola felicemente la narrazione di personaggi appena abbozzati eppure vivissimi, come il Pendleton inventore della Coca Cola, l’artista ubriacone Sundblom che disegnò il Babbo Natale testimonial o il pacioso commesso viaggiatore Patience che ne fornì il modello. Citando Lévi-Strauss, arriva alla conclusione che il vecchio con la slitta altro non è che l’ennesimo tentativo escogitato dagli uomini di esorcizzare la paura della morte. Passa in rassegna le campagne pubblicitarie, i libri e i film con Babbo Natale (ottima la parte su “Nightmare before Christmas”, mentre non condividiamo la lettura cupa del sottovalutato capolavoro “Polar Express” ed è un peccato che gli sia sfuggito “Il Grinch”). La ricetta del successo prevede la vampirizzazione dello spirito del tempo: sposando di volta in volta con disinvoltura nazismo e atlantismo, peace, love and music, Spike Lee e Gandhi. Pur con i limiti di un approccio troppo laico per
cogliere fino in fondo le implicazioni di un tema che è anche intriso di magia metafisica, Lagioia fa emergere con tocchi magistrali l’affascinante miscela di pedagogia e perversione che si nasconde dietro la volontà di salvarsi l’anima attraverso il profitto.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)


Rintracciando già nelle leggende di San Nicola la disposizione a elargire doni materiali, il dono dell’ubiquità e la protezione dei giovani, seguendo le trasformazioni che, dal protestantesimo a un libro di Washington Irving, hanno scandito le tappe della messa a fuoco dell’identità di Santa Klaus, individua lo snodo fondamentale nella campagna pubblicitaria della Coca Cola negli anni Trenta, che ne fissò le caratteristiche con le quali è giunto fino a noi.
(da BABBO NATALE L’HA INVENTATO LA COCA COLA editoriale di Fabio Canessa)
la vera storia di Babbo Natale è nei commercial della Coca Cola

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