CIAO GIORGIO


Editoriale del 22 agosto 2016

Giorgio

Breve maestro, non ha nulla di speciale, è solo un muro come tanti, sforacchiato come si deve dalle pallottole della cara vecchia guerra civile. Il mio balcone s’affaccia su un budello di palazzi ed è ciò che osservo la maggior parte del tempo. Certo, sarebbe stato meglio stare qua trent’anni addietro, con i miliziani a sparare alla cieca dietro i parapetti e le urla e l’intonaco che si sbriciola e tutto il resto. Invece fumo una sigaretta dietro l’altra e me ne fotto. Me ne fotto delle ciance sui burkini e sulle atlete fasciate, sul bambino cavato dalle macerie e sbalordito nell’ambulanza, sui libanesi che rifiutano il passaggio agli israeliani e sull’egiziano judoka che pure lui ce l’ha col sionista. Fumo e me ne fotto, per nulla dei fatti ma di tutti questi commenti, colleghi, intellettuali, urbani individui e miserabili narcisismi da social. È consumo, la chiacchiera sparsa che serve il potere. Come fanno a non vederlo? Quindi fumo, aspetto invano il ritorno dell’epoca dell’inchiostro e dei luoghi. Poi viene la sera, quando un colore rosa come se avessero strizzato cento milioni di fenicotteri conquista in un bisbiglio tutta la città, macchia il cubicolo buio oltre il balcone e riempie i fori di proiettile con un ditino pestifero. Dovevamo incontraci al mio ritorno e berci su, cronista glorioso. Per un attimo, almeno per un attimo tutto questo bordello, questo sempiterno bordello sarebbe stato chiaro. Non ci sarà un’altra volta per ripeterlo assieme. Viene la notte e si prende tutte le parole che non abbiamo usato.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)


Non ci sarà un’altra volta per ripeterlo assieme. Viene la notte e si prende tutte le parole che non abbiamo usato.
(da CIAO GIORGIO editoriale di Luca Foschi)
Il maestro – da Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003) diretto da Kim Ki-duk.

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