COSE TURCHE


Editoriale del 16 agosto 2016

I-LITTORI-PORTANO-A-BRUTO-I-CORPI-DEI-DUE-FIGLI-Jacques-Louis-David

Il sospetto che Erdogan abbia architettato il colpo di stato contro se stesso è forse frutto di una esagerata dietrologia complottista. Certo che ne ha approfittato per inasprire il suo potere, scatenando una caccia repressiva contro i dissidenti e pretendendo che gli Stati Uniti gli consegnino il suo avversario politico Gulen, accusato di essere il responsabile del mancato golpe (ma come si fa a organizzare un colpo di stato in Turchia standosene in America?), e di sicuro da quelle parti si respira un’aria pesante. Lo confermano l’arresto di due bambini di 12 anni per aver strappato un manifesto di Erdogan e un caso ancor più sconcertante: quello di tal Ali Dinc che, stanco di sentire la moglie criticare e insultare il premier ogni volta che lo vedeva in televisione, il giorno che lei ha osato addirittura cambiare canale appena è comparso Erdogan, l’ha denunciata alla polizia come sovversiva. “Continuavo ad avvertirla, a chiederle perché lo facesse. Il nostro presidente è una buona persona e sta facendo cose buone per la Turchia”, ha detto Dinc ai giornalisti, “la amavo, ma adesso non più. Se avesse solamente insultato me, avrei potuto accettarlo. Ma non posso accettare che insulti Erdogan”. Cose turche da mariti turchi. Immaginate un episodio simile applicato agli italiani di oggi: se una moglie li lascia magari la ammazzano, ma se se la prende con Berlusconi o Renzi davanti allo schermo della tv, chi se ne frega. Eppure il conflitto tra stato e privato è iniziato proprio da noi, quando Lucio Giunio Bruto, diventato console dopo la cacciata dell’ultimo re Tarquinio il Superbo, decretò la pena di morte per chiunque avesse aiutato i re etruschi a riprendersi Roma. Appena scoprì che a fare il doppio gioco era il figlio Tullio, lo fece incatenare e, nonostante il patetico discorso di Tullio che convinse il popolo romano a chiedere al papà console di perdonarlo, lo fece uccidere. David immortalò in un celebre dipinto l’inflessibile rigore del console, il cadavere del figlio e lo strazio della moglie urlante, emblema universale del dissidio tra bene pubblico e valori familiari. Oggi, più modestamente, in Italia l’onorevole Lupi ha perso il ministero per aver favorito il figlio trovandogli un posto di lavoro (piuttosto ordinario, in verità) e in Turchia la signora Dinc, prima di andare dalle autorità a rendere conto della sua antipatia per Erdogan, è passata dall’avvocato per chiedere il divorzio.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)


“Cose turche da mariti turchi. Immaginate un episodio simile applicato agli italiani di oggi”.
(da COSE TURCHE di Fabio Canessa)

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