A MAGGESE


Editoriale del 23 gennaio 2017

Sto a maggese, e rido piano dal sottosuolo se la sera mi becca il cuore in forma di corvo. Non ho vene ma tubi catodici dove passano sfilate di stendardi pagani, tutti i discorsi imperiali di ogni tempo e una pernacchia di Eduardo, quattro o cinque invasioni aliene, un miliardo di miserabili che folleggiano come formiche su un filo di liquirizia. Quanta pace nella linfa elettrica che sfrigola sulla terra bruna, bzzzzz, bzzzzz, solleva piccoli sbuffi di polvere secca. Sono io o il temporale. Emergo con un alluce come un germoglio per toccare la solitudine dei campi all’intorno, ma sto a maggese e lo ritraggo, ho promesso a tutti che sarei stato buono e fermo ad archiviarmi le note. Maestra Ada stampava la lode in rosso in alto a destra e io mi sollevavo il ciuffo davanti allo specchio come una scimmia, per andare a comprare un ghiacciolo nella sede comunista o trovare Stefania, un fiocco azzurro nei capelli biondi e un odore di pastelli e saliva e panino al salame. Avevamo già imparato ad amarci attraverso gli altri. Dillo allora! Non esistono idee se non nelle cose suggeriva Williams Carlos Williams del signor Paterson, Prufrock minore e cristo suburbano. Ho pensato molto a noi due, me e chiunque tu sia, se sia più opportuno un seme di bene nell’infame caciara o l’oblio dei fiori e dei fiammiferi in cucina. Non so rispondere e sto a maggese, ma se inciampi in un piede o senti un grugnito lascia un cartiglio: protestano ancora gli schiavi a Gerusalemme? Nadal ha poi superato Federer negli slam? I poeti ancora sopravvivono nelle catacombe? E tu, tu che porti notizia, dimmi, è stato giusto cedere alla vita e al tempo?

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)


Emergo con un alluce come un germoglio per toccare la solitudine dei campi all’intorno, ma sto a maggese e lo ritraggo.
(da A MAGGESE, editoriale di Luca Foschi)

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