I NOSTRI LEONI


Editoriale del 12 settembre 2017

Tra le migliori Mostre del Cinema degli ultimi vent’anni, quella del 2017 ha costretto la giuria a una scelta difficile nel gran numero di opere di qualità presentate in concorso. Il verdetto è stato giusto e condivisibile, se su tre film premiati due compaiono anche sul nostro podio.

Leone d’Oro
MEKTOUB, MY LOVE di Abdellatif Kechiche
Un Kechiche in stato di grazia tocca il vertice della sua arte introducendo lo spettatore su una spiaggia marsigliese, negli anni Novanta, e facendogli vivere, per tre ore, in mezzo a un gruppo di giovani amici e di turiste la loro estate. L’occasione è il ritorno di Amin, alter ego del regista, venuto da Parigi, dove ha lasciato gli studi di medicina per la carriera di sceneggiatore e fotografo, partecipe ma ancor più osservatore di quanto accade (da antologia la nascita delle pecore). Quasi una versione per cinefili di “Non è la Rai” del compianto Gianni Boncompagni: stessi anni 90, stesse musiche, stesse inquadrature sulla bellezza delle ragazze in fiore, come paradiso fisico e gioia di vivere. Il miracolo di un cinema che non racconta, ma, più vero del vero, ci immette nel flusso corale, della vita, come se fossimo presenti noi stessi a cogliere la profonda leggerezza della superficie di eventi e personaggi, recitati con prodigiosa naturalezza da attori che non sembrano tali. Un capolavoro della cinematografia, che non è un semplice film, ma un’esperienza difficilmente ripetibile. Il cinema come scavo conoscitivo, non didascalico ma capace di catturare in tutte le sue sfumature l’avventura di esistere.

Leone d’Argento
FOXTROT di Samuel Maoz
Una famiglia israeliana è sconvolta dalla notizia della morte del figlio soldato. E’ solo l’inizio di una vicenda articolata e complessa, che intreccia la storia di un popolo con i casi del destino e le responsabilità individuali. Strutturato come il ballo del foxtrot, in cui si finisce col tornare alla posizione iniziale, il film miscela abilmente dramma, commedia, musical e perfino animazione, con una coerenza stilistica e un’intelligenza di scrittura che sublima nello spettacolo le lacerazioni della vita.

Gran Premio della Giuria
LA FORMA DELL’ACQUA di Guillermo Del Toro
Un fantasy politico ed erotico che racconta la storia d’amore tra un’umile donna delle pulizie, sola e muta, e un mostro anfibio catturato dai servizi segreti americani negli anni Sessanta della guerra fredda: in una confezione prodigiosa per scenografie e invenzioni visive, tra mille citazioni cinefile, rappresenta il riscatto dei diversi contro l’ottusità dei Trump di ogni epoca.

Dal nostro inviato Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote)

: in una confezione prodigiosa per scenografie e invenzioni visive, tra mille citazioni cinefile, rappresenta il riscatto dei diversi contro l’ottusità dei Trump di ogni epoca (da INOSTRI LEONI, editoriale di Fabio Canessa)

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