UN VIAGGIO IN SARDEGNA


Editoriale del 4 luglio 2019

Arthur Calbraith Dorrance, pronipote di J. A. Campbell e ultimo erede della Campbell Soup Company, giunse a Zeddiani, un piccolissimo paese della Sardegna, nel giugno del 1956, su espresso invito di Peppino Musu, agricoltore. L’ospite americano restò sbalordito davanti all’eccezionale qualità dei pomodori che i quattro ettari di Peppino producevano. Certamente li avrebbe voluti dentro le sue famose scatole di latta colorate di bianco e di rosso: sarebbero stati perfetti per la “macaroni salad” o per quella nuova ricetta che aveva in mente, con manzo dell’Oregon e broccoli saltati. Ma in quei giorni d’estate non finì mai di tessere le lodi della moglie e delle due piccole figlie dell’agricoltore che avevano fatto crescere con passione, una per una, quelle migliaia di piantine, innaffiando, zappettando, concimando e potando. Di ogni pianta avevano, a tarda primavera, sollevato da terra il tronco ormai robusto per legarlo a esili ma resistenti canne. Nessun artificio genetico, pensò, avrebbe mai potuto compiere i miracoli che le mani di quelle tre donne producevano sui pomodori.
Ora Arthur C. Dorrance, l’indiscusso re delle zuppe di pomodoro in lattina, col suo sigaro in mano, restava pensoso mentre guardava ammirato per l’ultima volta le donne di Peppino che riempivano di dolci sardi la valigia del suo ritorno. In nessun’altra parte del mondo aveva mai visto pomodori così belli. Ma non erano stati loro a fare la sua felicità, in quel breve soggiorno in Sardegna.

Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)

L’ospite americano restò sbalordito davanti all’eccezionale qualità dei pomodori che i quattro ettari di Peppino producevano (da UN VIAGGIO IN SARDEGNA – Editoriale di Marco Schintu)

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