IL SEGGIOLINO DEL PIANTO DI MIA NONNA


Editoriale del 26 ottobre 2025

Dopo 4 figlie femmine, nonna sognava un maschietto.

Che nacque biondo e bellissimo nella loro azienda nelle campagne dell’Iglesiente dove svernavano col bestiame.

Non fece in tempo a tornare in paese né a recarsi in ospedale. Non sarebbe stato possibile: le acque le si ruppero con una settimana di anticipo e quindi nonno non poteva portarla a cavallo sino a Iglesias in mezzo alle montagne.

Partorì quindi da sola.

E non fu facile con quattro bambine, la più grande delle quali aveva 8 anni e la più piccola, mia mamma, 18 mesi.

Ma mannai era una donna forte.

E quando vide uscire dal suo ventre questo meraviglioso bambino gli mise il nome del suocero: Bachisio.

Il bambino crebbe forte e bello.

E nonno gli costruì un seggiolino di legno di perastro, in modo da poterlo imboccare seduto a tavola.

Era allegro, e felice, e gioia per tutti.

Anche i due servi pastore di nonno – così si chiamavano in sardo i dipendenti – quando entravano in casa, prima di sedersi a tavola assieme a tutta la famiglia, gli donavano un frutto, o un giochino fatto da loro, o un uccellino.

Un brutto giorno però, all’improvviso, il bimbo avvertì un feroce mal di pancia. Era una piovosa giornata del 26 ottobre 1948 e la Sardegna era ancora un cumulo di macerie di guerra.

Piangeva, il piccolo, e si toccava il pancino.

Di tutto provarono per farlo star bene e nonno si cambiò per portarlo a cavallo in ospedale.

Ma non fece in tempo.

Bachis esalò l’ultimo respiro fra le braccia della madre che quando sentì il suo cuore fermarsi esplose in un urlo di dolore.

Mannai guardò il seggiolino.

E provò a farlo sedere perché era ora di pranzo chiedendogli cosa volesse mangiare.

Nonno prese la sua testa fra le sue grandi mani e le sussurrò “Maria, Maria…”

Le mise il piccolo fra le mani, uscì fuori e fece a pezzi il seggiolino.

Poi tornò dentro e disse alle figlie di stare vicino alla madre e non lasciarla da sola neppure per un momento.

Coprì Bachis col suo cappottino di lana.

Lo prese fra le braccia possenti e uscì.

Un dipendente gli andò dietro chiedendogli dove andasse.

Mannoi non si voltò dicendogli solamente di togliere la sella al cavallo e riportarlo nella scuderia perché non si bagnasse inutilmente.

E camminò sotto la pioggia per 12 chilometri sino a Iglesias, dove arrivò grondante d’acqua.

Ma i medici non poterono fare altro che chiudere gli occhi di Bachis.

Mamma si sta preparando da presto.

La porto oggi nel cimitero di Iglesias per posare un mazzo di fiori sulla tomba di suo fratello.

Nonna cantava le sue lodi sino all’ultimo giorno della sua vita chiedendogli di risvegliarsi dal suo brutto sonno.

Nonno conservò come una reliquia i legni del passeggino, tenendoli in un angolo della legnaia.

Nessuno mai osò aggiungerli al fuoco del camino.

Mamma è pronta,

Ora andiamo.

Antonangelo Liori (Pastore di Arista

“Ma i medici non poterono fare altro che chiudere gli occhi di Bachis.” Da IL SEGGIOLINO DEL PIANTO DI MIA NONNA – Editoriale di Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)

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