Come è potuto accadere che noi baby boomers, noi supergiovani nati tra il 1946 e il 1965, in piena espansione economica, veniamo considerati dalle nuove generazioni degli stolidi consumisti, imbratta pianeti omofobi? È più o meno ciò che i giovani intendono con il termine boomer: un individuo adulto, generalmente over 50 (nell’uso che viene fatto sui social il termine boomer abbraccia anche la generazione dei nati tra il 1965 e il 1980), egoista, superficiale, insensibile ai problemi di genere e di orientamento sessuale, che si è goduto in modo scellerato il boom economico accumulando montagne di debito pubblico e di rifiuti non riciclabili da lasciare in eredità alle nuove generazioni. Ma come? Dopo tutto l’impegno politico e sociale, dopo tutti gli scioperi, le occupazioni studentesche, dopo i figli dei fiori e le loro proteste pacifiche contro la guerra e le discriminazioni sessuali, dopo le lotte per l’emancipazione femminile, per i diritti dei lavoratori, dopo tutta la musica meravigliosa che le nuove generazioni continuano ad ascoltare e a suonare non ci meritiamo nient’altro che la risentita condanna dei millenials e della generazione Z? Vabbè bisogna farsene una ragione. D’altronde dagli anni ’60 e fino agli anni ’90 i giovani hanno usato l’irridente, e diciamolo, ridicolo “matusa” per gli adulti considerati sempre e comunque conservatori, ottusamente refrattari a qualsiasi innovazione, etica o estetica che fosse. è l’inevitabile conflitto generazionale. È la legge del contrappasso: chi di appellativo ferisce di appellativo perisce. E comunque meglio boomer che matusa.
Marianna Vitale (Spigolatrice di Aristan)
“Come è potuto accadere che noi baby boomers, noi supergiovani nati tra il 1946 e il 1965, in piena espansione economica, veniamo considerati dalle nuove generazioni degli stolidi consumisti, imbratta pianeti omofobi?” Da IN PRINCIPIO FURONO I MATUSA – Editoriale di Marianna Vitale (Spigolatrice di Aristan)
