Nel 1964 incontrai il nuovo professore di farmacologia dell’Università di Sassari Daniel Bovet. Sette anni prima aveva ricevuto il premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Durante la sua attività presso l’Istituto Pasteur di Parigi e poi all’Istituto Superiore di Sanità a Roma, aveva scoperto importanti farmaci tra i quali gli antistaminici, usati per le allergie e per il mal di mare. Senza quelle molecole lo Sbarco in Normandia sarebbe stato più difficile. Quando lo incontrai aveva appena vinto il concorso destinato ad un candidato meno Nobile. Per punizione venne inviato in Sardegna in quella piccola università. Daniel Bovet, svizzero di nascita, francese di formazione, italiano di adozione e sardo per punizione, è rimasto a Sassari per 5 anni. I suoi allievi avevano giurato solennemente che sarebbero rimasti a Sassari per fare grande quell’Università. Solo un farmacologo napoletano non se la sentì di giurare: fu l’unico che rimase a Sassari fino al giorno della pensione. Allora io non ero esperto di alchimie universitarie ma ero interessato alle ricerche scientifiche di Bovet. Quando lo incontrai studiava l’eredità dell’intelligenza e del suo contrario, e aveva dimostrato l’effetto benefico della nicotina sull’intelligenza dei “ratti cretini”. Era sua quella irriverente definizione, ma era appropriata se riferita al comportamento di quei roditori. Quei ratti, posti in un labirinto, vi si perdevano, ma ritrovavano rapidamente l’uscita dopo l’iniezione di nicotina, come Teseo col filo di Arianna. Per le sue ricerche sull’ereditarietà dell’intelligenza (finanziate dalla Philip Morris) Bovet chiese a un professore di Torino una nuova coppia di ratti riproduttori, poiché i ratti nati dalla coppia precedente erano “così cretini che non riuscivano neppure a riprodursi”. Conosciuto il motivo di quella richiesta, il professore rispose piccato “i miei ratti non sono cretini!”. Erano i suoi gioielli, come i gracchi di Cornelia. Negli anni numerosi studi hanno dimostrato che la nicotina migliora l’attenzione, la memoria e l’apprendimento nei pazienti con deficit cognitivi. Soprattutto hanno rivelato che i neuroni che producono la nicotina endogena (l’acetilcolina), si ammalano e degenerano in patologie neurologiche associate a deficit cognitivi. Ma il fumatore non cerca gli effetti della nicotina sull’intelligenza, quando accende la prima sigaretta del mattino e ne inala il fumo con voluttà, pur sapendo che fa male. Egli ripete questo rito più volte al giorno perché è dipendente dalla nicotina. Le neuroscienze hanno rivelato che è la dopamina che rende “la sigaretta il prototipo perfetto di un perfetto piacere: è squisita e lascia insoddisfatti”. Oscar Wilde si chiede “che cosa si può volere di più?”. La nicotina stimola direttamente i neuroni che rilasciano la dopamina. È la dopamina che rende irresistibilmente attraente l’atto del fumare: accendere, portare alle labbra la sigaretta, inalare il fumo, sentirlo e vederlo uscire dalla bocca e dalle narici. Le neuroscienze hanno anche spiegato il perché il fumatore ripete quel rito più volte al giorno ad intervalli regolari e soffre se ne viene impedito: la presenza prolungata della nicotina sui recettori della nicotina li rende insensibili e la nicotina perde il suo fascino. Il fumatore ha imparato inconsciamente a spaziare le fumate nel corso della giornata per permettere ai recettori di riacquistare la loro sensibilità. La prima sigaretta del mattino è la più piacevole perché quei recettori hanno avuto tutto il tempo per riacquistare la sensibilità alla nicotina.
Lo scopo della farmacoterapia della dipendenza dal fumo è di fare dimenticare al fumatore il piacere della sigaretta bloccando i recettori della nicotina con antagonisti oppure mantendoli in uno stato permanente di insensibilità, somministrando la nicotina in modo continuativo mediante cerotti, gomme da masticare, o inalatori.
Sfortunatamente il fumatore ha una memoria tenace per la nicotina, pertanto i successi di quelle strategie sono stati modesti. Così eravamo nell’anno 2000 quando il farmacista cinese Han Lik ha inventato la sigaretta elettronica, “una ‘terapia miracolosa’ per i fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. La sigaretta elettronica al comando della tua bocca offre la dose di nicotina senza le sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco. Essa riproduce il piacere orale del portare alle labbra la sigaretta, quello olfattivo dell’aroma del tuo tabacco e quello visivo del vapore che riproduce il fumo”.
Più di 20 anni di esperienza da parte di milioni di utilizzatori permette di separare la verità sui conflitti di interesse e i pregiudizi.
Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)
“Sfortunatamente il fumatore ha una memoria tenace per la nicotina, pertanto i successi di quelle strategie sono stati modesti.” Da UN PREMIO NOBEL E I RATTI CRETINI – Editoriale di Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)
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