I miei nonni odiavano il cinema. Ci erano entrati una volta, pochi giorni dopo il loro matrimonio, nell’estate del 1935, a Tonara, dove si erano recati in una luna di miele durata 8 ore in tutto: due ore a cavallo ad andare, due a tornare, pranzo a casa dei compari di nonna e cinque minuti di film. Ci erano entrati, ma fu una scoperta drammatica.
Del cinema tutto sapevano, perché li aveva edotti il sindaco “tiu Pettene” Littarru, che non ci era mai entrato neppure lui, però aveva letto meraviglie sui giornali.
Era l’estate del 1935 e proiettavano “L’aria del continente”, di Gennaro Righelli, tratto da una commedia di Nino Martoglio.
Nonno e nonna entrarono prendendo per mano la figlioccia di lei, battezzata anni prima assieme al di lei fratello maggiore.
Manco il tempo di adattarsi alla seggiola che assistono a una scena orribile: Silvana Giachino, con sguardo sensuale e gonna addirittura al ginocchio, si abbarbica al collo di Luigi Cimara e lo bacia.
Nonna mise entrambe le mani sugli occhi della figlioccia e urlò contro il marito: “dove mi hai portato, scomunicato?”.
Fu il loro primo litigio,
Nonno si alzò di scatto in tutta la sua colossale imponenza – era una specie di gigante biondo, tutto muscoli e nervi – e urlò contro il proiettore “Miserabili…se salgo lassù vi spezzo le costole una ad una”.
Mise le mani sulle spalle della moglie, nobilissima nel suo costume di orbace rosso, e uscirono in strada.
In piazza trovò un suo amico, Ciccheddu, e gli riverberò addosso tutta la sua rabbia. “Pensavo che foste persone serie a Tonara”, gli disse: “E invece avete portato questa porcheria di cinema…”
“Stai zitto”, rispose lui: “Questa gioventù ormai è senza regole: i fascisti rovineranno la nostra morale con tutta la loro modernità”.
Riportarono la bambina a casa dei genitori, imbarazzati per averne quasi iniziato la corruzione dei costumi, e fuggirono”.
Nonno a Tonara non tornò più non avendo sopportato la questione.
“In paese – mi diceva – queste cose non le hanno mai fatte: il titolare del cinema avrebbe fatto una brutta fine”.
Poi, guardandomi in modo severo, mi ammonì: “E quando ti sposerai, non portare mai tua moglie al cinema perché una donna perbene non deve assistere a simili scene. E anche tu, una volta che avrai dato la tua promessa, non guardare porcherie. Perché gli uomini non sono cani, e hanno una sola parola, e quando la spendono con la donna della loro vita non devono guardare nessun’altra neppure al cinema”.
Non potevo ridere e quindi nella mia bocca si formò una specie di ghigno.
E lui proseguì, imperterrito.
“ E poi sai che lavoro faceva la protagonista di quel film?”
“No, mannoi, non lo so., Voi lo sapete?”
“Certo che lo so, mica sono stupido. Faceva la ballerina”
“La ballerina, addirittura…”
“Addirittura…ma una donna perbene può campare facendosi guardare la gamba?”
“Certamente no, mannoi, certamente no”.
“Noi siamo persone serie. Porcherie non ne facciamo, non ne guardiamo e neppure ne immaginiamo. Pensiamo alla nostra famiglia noi”.
“Certo, mannoi, solo alla nostra famiglia”.
“E non dire niente a tua nonna, che non ha mai capito cosa facesse quella”.
“Quando mai, mannoi. Non glielo dirò di certo”.
E ci facemmo anche una foto ricordo, perché c’era il fotografo davanti al cinema. Per una foto 8 lire.
Mi versò una ridotta del suo vino potente dicendomi “Fa buon sangue, bevi”.
E bevetti.
Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)
“Era l’estate del 1935 e proiettavano “L’aria del continente”, di Gennaro Righelli, tratto da una commedia di Nino Martoglio.” Da E PER VIAGGIO DI NOZZE SI VA AL CINEMA DI TONARA – Editoriale di Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)



