Avevo cominciato questo editoriale scrivendo “Ho sempre amato il sorriso dei vecchi”, poi mi son fermato e, per prevenire l’accusa di patriarcato, ho scritto: “Ho sempre amato il sorriso dei vecchi e delle vecchie”. E mi son fatto schifo. Questo dover sempre declinare tutto al maschile e al femminile infatti mi sembra un insopportabile birignao linguistico. Senza contare la mia ossessione per la sintesi. È molto più semplice e naturale usare l’antico maschile inclusivo (e sottolineo inclusivo) e riferirsi alla definizione tassonomica concepita da Carl Nilsson Linnaeus nel 1758 che, senza alcuna distinzione di sesso o razza o censo, ha definito tutto il genere umano “Homo sapiens”. Mi rendo conto però che l’uso del maschile potrebbe in qualche modo disturbare le rivendicazioni delle donne, dunque faccio una proposta formale: mutiamo la definizione di Linnaeus da “Homo sapiens” in “Femina sapiens” (che forse, con buona pace del maschilismo biblico, sarebbe più elegante) e sostituiamo il maschile con il femminile inclusivo. Sarebbe un modo efficace per evitare lo stucchevole esercizio di correttezza politica che affligge i nostri giorni già violentemente disturbati da ben più gravi esercizi di feroce disumanità politica.
Adesso dunque giro questa proposta all’Accademia della Crusca, poi saluto tutte e vi rimando a lunedì prossimo, quando tratterò del sorriso delle vecchie.
Filippo Martinez (Glottologo)
“mutiamo la definizione di Linnaeus da “Homo sapiens” in “Femina sapiens” (che forse, con buona pace del maschilismo biblico, sarebbe più elegante) e definiamo l’umanità sempre al femminile.” Da UNA PROPOSTA DA NON PRENDERE SOTTOGAMBA – Editoriale di Filippo Martinez (Glottologo)



