Ho sempre considerato l’uomo come una delle specie del Regno Animale. Nonostante questa appartenenza, ne ho sempre riconosciuto le sue meravigliose unicità, come le riconosco a un polpo, a un’ape o a uno scimpanzé.
Ogni tanto però mi soffermo a pensare a cosa veramente c’è di diverso in noi che non c’è nelle altre specie. La tentazione di elogiare le nostre indubbie capacità cognitive è forte. La teoria della mente ci vede all’apice, le nostre capacità sono infinite. Nessun animale sarebbe in grado di dipingere la cappella Sistina, ma è anche vero che nessun uomo sarebbe in grado di navigare, senza bussola, seguendo i campi magnetici come fanno tanti uccelli migratori.
Ma quello che ho sempre trovato di veramente diverso è un’altra cosa.
Ogni specie al suo interno ha una variabilità individuale, quella che si chiama variabilità intraspecifica e non riguarda solo la fisiologia o l’anatomia, ma anche l’etologia.
All’interno di una determinata specie esiste una variabilità di caratteri ed attitudini. Bellissimi gli studi sul carattere dei maiali che hanno evidenziato come tra questi animali, esista il più coraggioso, il più determinato, il più timido e così via. Questa variabilità è fondamentale perché è la base dell’evoluzione. Non siamo tutti uguali, ed è proprio sulle differenze che gioca la selezione naturale e dunque il cambiamento.
Bene. Ma quello che è veramente diverso tra noi e gli altri animali è che la nostra variabilità etologica è impressionante. Il range delle nostre capacità è veramente ampio. La distanza tra il più intelligente e il più idiota è siderale. La distanza tra il corvo più intelligente (e i corvi sono molto intelligenti) e quello meno dotato, non è così enorme come nell’uomo. Noi andiamo dal genio di Albert Einstein, al cretino che beve i disinfettanti per combattere il Covid. Noi abbiamo menti illuminate ma anche i terrapiattisti. Ed è così anche per altre caratteristiche comportamentali.
Non c’è specie, come nella nostra, in cui ci sia una distanza così abissale tra il più buono e il più cattivo (perdonatemi la banalizzazione dei due termini). Noi abbiamo avuto Adolf Hitler ma anche Gandhi, Jack lo squartatore ma anche Martin Luter King. Tra il lupo più aggressivo e quello più mite c’è una variabilità assai più limitata.
È forse questo il prezzo che dobbiamo pagare per la nostra incredibile evoluzione? Noi unici tra le altre specie, per avere l’eccellenza, forse, abbiamo dovuto mettere in conto anche la mediocrità.
Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)
“Non c’è specie, come nella nostra, in cui ci sia una distanza così abissale tra il più buono e il più cattivo (perdonatemi la banalizzazione dei due termini). Noi abbiamo avuto Adolf Hitler ma anche Gandhi, Jack lo squartatore ma anche Martin Luter King.” Da LA VARIABILITÀ – Editoriale di Monica Mazzotto (Biofila di Aristan):



