Iniziò Albo a raccontare la storia dell’hummus la cui prima citazione è nella monumentale opera di Kamal al-Din ibn al-Adim.
“Nella sua monumentale opera Zudbat al-ḥalab fī taʾrīkh Ḥalab (“La crema di latte nella storia di Aleppo”), Kamal parla di questo straordinario piatto arabo la cui base è crema di ceci tostati, burro di sesamo, aglio, olio di oliva, paprica e linone”.
Lo stoppai immediatamente. “Arabo un par di balle, amico mio: possiamo dire anzi che è il piatto nazionale ebraico”.
“Il contenzioso è lungo”, mi disse mescolando gli ingredienti in una zuppiera di ferro smalto, “con pochissimi e semplici elementi si crea una meraviglia per il palato”.
Mentre lui filosofeggiava e mescolava, presi una confezione di mortadella e aprii una rosetta aggiungendo una fetta sottilissima di groviera svizzera.
Albo si offese alquanto e mi domandò: “Che fai?”
“Mangio un panino con mortadella alla faccia di Kamal al-Din ibn al-Adim: quella polentina di ceci malandata non mi è mai piaciuta”, gli risposi.
Smise di mescolare.
“Lasciamene qualche fetta…”.
“Neppure per idea: ti lascio gustare quella meraviglia per il palato e mi accontento del pasto dei muratori”.
Stappai una lattina di birra analcolica (l’unica consentita in prigione): avevo sconfitto lo spirito del tempo.