L’anagrafe sta smantellando l’immaginario cinematografico della seconda metà del Novecento. Come gli attrezzisti di Cinecittà, alla fine delle riprese, smontano le scenografie dai set dei film, così il tempo ha staccato dal set della vita i volti di Alain Delon e Robert Redford, Gene Hackman e Terence Stamp, Claudia Cardinale e Diane Keaton, fino ai nostri Paolo Bonacelli e Remo Girone. Niente di strano, più che vecchi non si può diventare e salutiamo con gratitudine queste glorie che hanno allietato la nostra esistenza. Dispiace solo che rischiano di essere gli ultimi divi, che a questo sbaracco di talenti non corrisponda un ricambio all’altezza. L’effetto di dissoluzione ricorda il primo tempo del bellissimo “The life of Chuck”, a cui aggiunge un tocco di grottesca presunzione Luca Guadagnino, un miracolato che ha girato film di bruttezza irrimediabile (“Melissa P.”, “A bigger splash”, “Suspiria”), glorificato per il noioso e sopravvalutato “Chiamami col tuo nome”, del quale sta uscendo il trascurabile “After the hunt” che abbiamo visto (sbadigliando) a Venezia: in un’intervista ha dichiarato che non gli piace Fellini. Affermazione lecita, perché tutti i gusti son gusti, anche se più che un giudizio è un boomerang. Chi dicesse che Bach non gli piace, che Mozart è un musicista sopravvalutato o che Maradona gli sembra un calciatore così così svelerebbe più di se stesso (un cretino) che degli artisti che detesta (i geni). Ma il bello arriva quando Guadagnino definisce Fellini “noioso” (proprio lui!) e, soprattutto, “prevedibile”. Fellini prevedibile? Sono prevedibili “Roma”, “Il Casanova”, “Amarcord”, “E la nave va”? Puoi bollarlo come barocco, onirico, visionario, o troppo autoindulgente nella seconda parte della sua filmografia, ma se c’è un aggettivo che non c’entra niente con Fellini è “prevedibile”. Bischerrima l’affermazione di Guadagnino che Fellini “ha fatto film felliniani”, ma ancora più balorda è la dichiarazione che quel capolavoro di “Otto e mezzo”, il miglior film della storia del cinema, “poteva durare un’ora di meno”. Finita l’era dei nani sulle spalle dei giganti, è arrivata quella dei nani che ai giganti gli pisciano in testa.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
“il tempo ha staccato dal set della vita i volti di Alain Delon e Robert Redford, Gene Hackman e Terence Stamp, Claudia Cardinale e Diane Keaton, fino ai nostri Paolo Bonacelli e Remo Girone.” Da LO SBARACCO – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)



