MIA NONNA ERA UNA PREFICA


Editoriale del 16 novembre 2025

Mia nonna era una straordinaria poetessa.

Cantava per tenere in vita i morti riportandoli dalla bara alla culla.

Inginocchiata con le altre donne in “sa ria”,  cioè il cerchio che si formava attorno al defunto deposto nella stanza buona della sua casa, intonava i canti delle altre prefiche, rubando loro la rima e restituendola al momento opportuno.

T’hanno ucciso nel piano

Fiore di melograno

Eri forte e valente

Fiore della tua gente

E poi cantava, nonna, quando faceva il pane.

E quando tesseva.

E quando filava.

Con la musica delle sue mani che impastavano.

Col ritmo del telaio.

Con la nenia del fuso.

Ricordava i suoi morti, e benediceva i vivi nelle loro gesta.

Figlio mio amoroso

Dolce e tenero sposo

Gioia per i tuoi figli

Forti ma teneri gigli.

E cantava per addormentare i propri nipoti con la stessa nenia con la quale cercava di far danzare i propri fratelli defunti.

Il paese t’ha pianto

Fratello mio incanto

Incanto per ogni ragazza

Sento il tuo canto in piazza

In piazza sento il tuo canto

Fratello mio incanto.

E cantava e piangeva per suo padre balente e per il nonno bandito, e benediceva il gregge di suo marito e il pane che lievitava accanto al camino.

Io ero piccolo, e ascoltavo – perché solo ascoltare poteva allora un bambino – e mi meravigliavo della sua sapienza.

Chiedevo a mia madre di cantare anche lei.

Ma si schermiva, perché non aveva il dono.

Nonna aveva il dono.

E tutto era per lei poesia e incanto.

Quando andavo a trovarla mi salutava col canto e quando andavo via col canto mi salutava.

Quando morì, in un triste giorno, nessuno la cantò.

Il tempo delle prefiche era finito con lei.

Nessuno la accompagnò con i versi e con i versi nessuno la riportò in vita.

Sorte mia sorte

Su entu de sa morte

Torrat ifattu e passat

Su tempus no nos lassat

Biere su ‘e crasa

Su tempus non si pasat

Sorte, mia sorte

Il vento della morte

Torna indietro e passa

Il tempo non concede

Di veder ciò che viene

Il tempo non riposa

O mannai, mannai del mio cuore, a chi affiderò ora la mia eternità? Ora che la vita mi sta lasciando?

Chi mi riporterà in  vita con i suoi versi?

Dove sei mannai, dove sei?

Canti nei verdi campi deli beati.

Cantami lì, mannai, cantami lì.

Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)

“O mannai, mannai del mio cuore, a chi affiderò ora la mia eternità?” Da MIA NONNA ERA UNA PREFICA – Editoriale di Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)

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