L’evidenza di un cadavere non deve trarci in inganno, è solo un passaggio. Siamo metamorfici, infatti. Mutiamo in eterno, fluttuiamo nel mistero che molti umani nei millenni hanno chiamato DIO, un nome semplice e smisurato che secondo l’angelo Gabranco è l’acronimo mistico di Donum Immane Orīgine [immane dono originario].
Non si muore mai davvero.
L’unica morte possibile è quella di chi, affidandosi alle convenzioni, ha vissuto e vive senza partecipare alla propria esistenza.
L’identità invece è l’aspetto più fragile di noi, può dissolversi.
Ma non sempre.
Non subito.
Così Filippo, lo straordinario fratello di papà, non è morto a venti anni. È ancora qui. Su questa riga. Vivo.
Ed è viva la dolce suor Vincenza.
E Osvaldo e Marianna e Jack e Nichi e Marta e Nino. Tutti vivi.
E Omero-Ettore è per sempre lì, alle porte Scee.
E anche il cane Ciccio, sepolto nel giardino di casa, è vivo. Ma che non si muore mai davvero lui lo aveva sempre saputo.
Filippo Martinez (Immortale)
“E anche il cane Ciccio, sepolto nel giardino di casa, è vivo. Ma che non si muore mai davvero lui lo aveva sempre saputo.” Da NON SI MUORE MAI DAVVERO – Editoriale di Filippo Martinez (Immortale)