«L’essenziale di una candela non è la cera che lascia delle tracce, ma la luce».
Per una serie di coincidenze sono capitato su questa frase di Saint-Exupéry mentre su tutt’altro fronte preparavo un breve corso su che cosa diventano i racconti biblici di Abramo, Esodo e Davide, di fronte alle ipotesi archeologiche cosiddette “minimaliste” che ne negano la storicità, e che in Italia per il grande pubblico sono presentate da qualche youtuber di successo come se fossero dimostrate. Se anche fosse vero (e vero non è) che non c’è nessuna traccia archeologica di un regno di Davide, è un assioma elementare anche in archeologia, e tanto più nelle scienze storiche, che l’assenza di testimonianze non equivale a una testimonianza di assenza.
Saint-Ex però ha questa frase nel primo capitolo del suo “Citadelle”, che ha come tema proprio alcuni “insegnamenti” sul senso della vita come può rivelarsi nel momento stesso della morte. Appena prima di quella frase ce n’è un’altra che le assomiglia: «Tu sai come è un banchetto nuziale dopo che i commensali e gli sposi se ne sono andati. L’alba mette in mostra il disordine che hanno lasciato. Le giare rotte, le tavole spostate, il fuoco spento, tutto conserva l’impronta di una confusione che si è consolidata. Ma nel leggere questi segni non imparerai nulla sull’amore». E tre righe dopo leggiamo: «Ciò che veramente importa non si rivela nella cenere».
Il genere poetico del libro ricorda quello di “Così parlò Zaratustra” di Nietzsche, e anche per questa rassomiglianza formale simpatizzanti e critici dell’autore del “Piccolo principe” discutono se il suo dio, immaginario signore dell’ “impero” abbia o no qualcosa in comune con il Dio del cristianesimo. Al di là delle discussioni, non so cosa voi abbiate pensato leggendo quella frase sulla “verità” della candela che non sta nelle tracce di cera che lascia. Eppure, più rileggo quella piccola frase sulla “verità” della candela, più mi ricordo di un’altra frase che nel Vangelo di Marco Gesù dice quando decide della sua vita:
«Chi vuole salvare la propria vita, la perderà;
ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti, quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero
e perda la propria vita?» (Marco 8,35-36)
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
«L’essenziale di una candela non è la cera che lascia delle tracce, ma la luce». Da Salmo 528 L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)



