SALMO 56 LUCA 12,49-59: I’VE A DREAM


Editoriale del 22 ottobre 2016

Thomas-More-Utopia

«Partire dall’economia è sbagliato. Facciamo il resto, poi lo sviluppo sarà una conseguenza».

È una tra le frasi con cui la stampa locale ha dato notizia della candidatura di Filippo Martinez a sindaco della sua città di Oristano: «il resto» vi stava a indicare tutto ciò che può essere detto “cultura” nel territorio. Oggetto di un salmo? Perché no, visto che si tratta del “Rettore di Aristan”. Forse a invocare successo? Non sarebbe preghiera. Pregare è cercare senso, di glorie e delusioni, insieme con qualcuno cui si crede, o Dio o altri o, alla fine, se stessi.

Quest’anno 2016 è giusto 500 anni che Thomas More scrisse il «Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia» [=Piccolo libretto tutto d’oro, a salvezza non meno che a far festa, sullo stato migliore della cosa pubblica, e sulla nuova isola di nome Eu/Outopia], noto in breve come «La città perfetta». Ci credeva Thomas More al suo sogno di città felice? Non proprio, visto che chiama Itlodeo (raccontatore di bugie) il suo protagonista, Ademo (senza popolo) il governatore della città, Amauroto (città nascosta) la capitale, e Anidro (senz’acqua) il fiume che l’attraversa. Perché allora Thomas More scrisse il suo sogno?

Conosco un altro che ha dovuto far conti con i sogni,
solo che a lui, poi, i credenti i sogni han tolto
per dargli un “programma” ab aeterno stabilito
da un Dio pensato senza pre-consigli in assemblea:

«Fuoco sono venuto a portare sulla terra,
e altro sogno non ho che sia acceso.
Acqua con un tuffo ho da passare,
e altro non mi prende che si compia.»

Eppure, in fondo, a te stesso, Signore, tu chiedevi:
«Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?».

Certo, Signore: di pace anche gli angeli sognarono
cantando nei cieli di Betlemme,
e «va’ in pace» tu dicevi a chi guarivi.
Ma c’era sempre qualcuno a protestare,
così divisione arrivava insieme a pace.

E con stupore tu vedevi che acqua e fuoco la gente conosceva,
ma non l’acqua e il fuoco dei tuoi sogni:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente,
“Sarà acqua”, dite: e così accade.
E quando soffia scirocco,
“Sarà fuoco”, dite, e così accade».

È vero, Signore, caldo e pioggia noi sappiamo riconoscere,
ma il tuo sogno d’acqua e fuoco
in battesimo imprevisto abbiamo trasformato.

Adesso però che il sogno al tuo regno ci ha svegliati,
prima di ogni altra cosa il regno aiutaci a cercare.
E tutto quanto arriverà, sarà sempre “conseguenza”.
O «aggiunta», tu dicevi.

Antonio Pinna
(salmista di Aristan)


Conosco un altro che ha dovuto far conti con i sogni
( da SALMO 56 LUCA 12,49-59: I’VE A DREAM , editoriale di Antonio Pinna)
I have a dream – sintesi del discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili

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