Salmo 67 E IO TI CHIAMO VITALIA, VIVIANA


Editoriale del 07 gennaio 2017

Ho trovato strano che in un libro di recente pubblicazione in italiano, e che si presenta come la ‘summa’ dei disperati pessimisti contro i “cospiratori” ottimisti (ma contro che cosa resterebbe da cospirare?), si citi Aristotele ma non per la seguente frase del trattato “Sull’anima”: «Poiché è impossibile per l’uomo partecipare della natura di ciò che è veramente eccellente, sarebbe meglio per lui non essere nato; e, dato che è nato, il meglio è morire al più presto». Capisco, tuttavia, che era difficile arruolare tra i nichilisti assoluti chi, ancora sulla scia di Platone, pensava che almeno da qualche parte qualcosa di eccellente ci fosse, tanto da pensare che «la vita senza corpo è la condizione naturale per l’anima», e per contro «la vita nel corpo è contro natura come una malattia».
Purtroppo, ho tutta l’impressione che non il cristianesimo come tale, ma una certa visione di esso, afferma che il senso di questa vita consiste nell’altra: come una partita nell’al di qua vinta solo ai tempi supplementari, anzi letteralmente “ai rigori”, nell’al di là. Negano ciò che nel Natale celebrano, e l’incarnazione a dar senso alle contraddizioni del tempo diventa disincarnazione a fuggire nelle esclusioni dell’eterno.

E mi ricordo con simpatia dell’antico “Adam”,
diventato più che filosofo, anzi,
«simile a Dio per conoscere bene e male»
della stessa realtà, della sua bifronte nudità.
Egli si è appena sentito ricordare dal suo Dio
che è polvere e in polvere ritorna,
e, per tutta risposta, con un sorriso, immagino,
e un pizzico di sfacciataggine,
fa l’occhiolino alla donna al suo fianco e le dice:
«Ma nel mentre io ti chiamo “Viviana”, “Vitalia” (chawwàh)».
Perché lei era la madre di ogni vivente. (Genesi 3,20)

Forse l’antico mito ha ancora qualcosa da insegnare
a credenti che hanno dimenticato come essere simili a Dio:
conoscendo bene e male, unendo in unica “giornata”
notte e giorno, amando albe e tramonti.

Antonio Pinna
(salmista di Aristan)


“Forse l’antico mito ha ancora qualcosa da insegnare
a credenti che hanno dimenticato come essere simili a Dio:
conoscendo bene e male, unendo in un’ unica “giornata”
notte e giorno, amando albe e tramonti.”
(da Salmo 67 E IO TI CHIAMO VITALIA, VIVIANA di Antonio Pinna)

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