Già il titolo è il più contemporaneo possibile: dall’Ucraina a Gaza, da una manifestazione a uno sciopero, i nostri anni orribili trascorrono una battaglia dopo l’altra. Ma lo strepitoso film di Paul Thomas Anderson “Una battaglia dopo l’altra” dimostra come sia ancora possibile per il cinema catturare l’aria dei tempi (impresa oggi molto più difficile che in qualsiasi passato) e farla diventare cinema purissimo. Da una parte i suprematisti bianchi del MAGA di Donald Trump, ricchi, criminali e ipocriti (qui rappresentati da un club esclusivo a metà tra il Rotary e il Ku Klux Klan, dal nome spassoso “I pionieri del Natale”), dall’altra i rivoluzionari, terroristi confusi e velleitari, fragili e storditi dall’alcool e dalla droga (ne è emblema un Di Caprio di buona volontà, ma inadeguato rispetto alla compagna che, pur incinta, mitraglia che è un piacere e poi rispetto alla figlia, che forse non è neppure sua, entrambe assai più sveglie e capaci di lui). I primi cacciano e uccidono migranti (siamo al confine tra Usa e Messico), i secondi li liberano. Da Oscar uno Sean Penn di immensa bravura, nel ruolo di un militare spietato, che aspira a entrare nel club MAGA, tutto patria e famiglia, ma eroticamente attratto dalle nere. Gli altri Oscar dovrebbero andare alla miglior regia (da molti anni non vedevamo un film girato con tale maestria, scioltezza e intelligenza narrativa: la sequenza delle tre auto che si inseguono nella strada sul deserto entra di diritto e di filato nella storia del cinema), al miglior montaggio (capace di imprimere ritmo e tensione a una sceneggiatura che invece di per sé non brillerebbe) e alla migliore colonna sonora (così potente, efficace e incisiva da non poterla scindere dalla regia e dal montaggio). Dopo mesi di vacche magrissime, tanto che temevamo fosse colpa nostra quella di essere ormai incapaci di divertirci al cinema, ecco che questa stagione ci offre, dopo “The life of Chuck” e “La valle dei sorrisi”, il terzo film imperdibile. A Venezia, tra Sorrentino, Guadagnino e compagnia brutta, ci sentivamo vecchi e avviliti. Ora siamo tornati ragazzini vispi ed entusiasti.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
“…lo strepitoso film di Paul Thomas Anderson “Una battaglia dopo l’altra” dimostra come sia ancora possibile per il cinema catturare l’aria dei tempi (impresa oggi molto più difficile che in qualsiasi passato) e farla diventare cinema purissimo.” Da UNA BATTAGLIA DOPO L’ALTRA – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)