WASHINGTON, QUATTRO SILLABE


Editoriale del 6 novembre 2025

“Dovresti smetterla di frequentare quel sito, l’Università di Aristan intendo dire, da un po’ di tempo noto una certa indulgenza verso la scatologia, un certo vantarsi di essere vissuti in un mondo dove si defecava nei boschi, sotto le stelle o dentro le stalle, accanto alle pecore, col bello e col brutto tempo, pulendosi il sedere con fogli di giornale”, mi ha detto Maria Jesus, mia moglie, una che conosce il pudore.

“Non per questo quel mondo non ha prodotto dei geni”, le ho risposto.

“Ecco cosa ti è mancato!”

“Ti sbagli Maria Jesus, c’è qualcosa che non ti ho mai confessato perché mi vergognavo. Alla fine degli anni Cinquanta a casa eravamo poveri, il cesso era in fondo al cortile, mancava la carta igienica. Quando defecavo anch’io mi pulivo con le pagine dei giornali, prima però le leggevo: è così che mi sono istruito, più che a scuola. A cinque anni sapevo scrivere correttamente Eisenhower e Washington. WASHINGTON, WA-SHIN-G-TON, quattro sillabe. Sognavo di andarci”.

“Invece non ci sei mai andato, ora capisco perché. Un’infanzia difficile, genio!”.

Marco Schintu (Ufficio Pesi e Misure di Aristan)

“Mi pulivo il sedere con le pagine dei giornali, prima però le leggevo, è così che mi sono istruito, meglio che a scuola. A cinque anni sapevo scrivere correttamente Eisenhower e Washington. WASHINGTON, WA-SHIN-G-TON, quattro sillabe. Sognavo di andarci”. Da WASHINGTON, QUATTRO SILLABE – Editoriale di Marco Schintu (Ufficio Pesi e Misure di Aristan).

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