HISTOIRE DI UNA PECORA


Editoriale del 22 novembre 2019

 

Tra le tante storie di animali che ti capita di annoverare ne ho una molto personale. Me la raccontò mia madre e io le sue storie non ho mai sentito il bisogno di verificarle, la fonte era una garanzia e ora ho tanti ricordi che sono stati i suoi ricordi, il suo mondo di commozione, io con lei, e le ho ripetute a mio figlio, sperando che le racconti a mio nipote.

Era la voglia di sentire insieme, di sentirsi uguale, e quel patrimonio non si dilapida mai, te lo porti dietro per sempre, anche se ce l’hai davanti.

Ricordo il giorno che me la raccontò la prima volta, perché la costrinsi a raccontarmela più volte, anche a distanza di anni, adulto, con le stesse parole, per ripetere le stesse emozioni che avevo provato la prima volta. Mi succede anche per certi film, voglio rivederli per commuovermi, puntualmente. Intendiamoci non arrivo agli eccessi di un mio amico che si commuoveva ogni volta che la carica di tromba annunciava l’arrivano i nostri. Comunque lo capisco.

Ero in paese, in cucina, e per curare l’atmosfera mi ero tagliato un pezzo grande di salsiccia, a quei tempi non si usavano le patatine e i coltelli.

La storia era quella di un pastore, mezzo parente, a cui era morta la moglie dopo aver partorito il figlio. Lui doveva accudire il bestiame e qualcuno accudiva il bambino, nei paesi è facile.

Ebbe l’idea di portare il latte al bambino direttamente dal produttore, a chilometro zero. Portò direttamente la pecora. La metteva in posizione a gambe sparte su una culla molto bassa e il bambino suggeva il latte. Il verbo è mio, il bambino succhiava. Questa funzione si ripeteva più volte al giorno alla cadenza che doveva avere.

Un giorno distratto non so da che, non ho chiesto, si dimenticò, se ne accorse, cercò la pecora ma non la trovò. Cambio scena: la pecora all’ora precisa si era mossa da sola, era arrivata in paese, alla casa, era entrata, perché a quei tempi gli usci li lasciavano aperti, era andata al solito posto e si era sistemate sopra le labbra del bambino. A questo punto stavo già piangendo, terminando anche la mia salsiccia, ma non ero il solo. Quella pecora è morta di vecchiaia se a qualcuno è venuta la curiosità. Adesso non ricordo più se è un ricordo di una pecora o di mia madre.

 

Nino Nonnis (Zoo Roastro)

 

Intendiamoci non arrivo agli eccessi di un mio amico che si commuoveva ogni volta che la carica di tromba annunciava l’arrivano i nostri (da HISTOIRE DI UNA PECORA – Editoriale di Nino Nonnis)

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