Salmo 115 … SU GERUSALEMME


Editoriale del 9 dicembre 2017

Yerushalayim «Città di pace», e Al Quds «Città santa».
Città contesa. dove Ovest ed Est non parlano di sole.
Città divisa da credenti in Dio, divisa da credenti in se stessi,
nelle proprie ragioni e nel proprio potere.
Eppure, città dove la “pietra bianca di Gerusalemme” prende tutti i colori del sole,
da Est come da Ovest:
dall’alba al tramonto è il tuo unico orizzonte, Signore.
«Yerushalayim shel zahav…
Gerusalemme d’oro e di bronzo e di luce,
eccomi, violino per tutti i tuoi canti»

Come altri “stranieri residenti” o “residenti temporanei”,
anche Gesù è partito da Gerusalemme
con negli occhi i colori di un «sole di giustizia» sulla «città di pace»,
città di sogni non compiuti.
Il testo di Luca non dice che ora era. Ma io so che era l’alba.
Non era più un tramonto. Da attraversare per accettare la notte.
Era il mattino. Quando la luce accetta ancora di splendere dopo le tenebre.
Quando, come Maria la Maddalena, continuiamo a cercare chi ci manca.
Quando il sole che appare dal monte, a oriente, comincia a colorare in oro le mura della città.

Le mura di oggi non sono più, Signore, le mura che tu hai ammirato, con lo sguardo stupito dei tuoi galilei. Galileo anche tu, avevi aggiunto disincanto ad ammirazione, e ne avevi previsto la fine (cf Mc 13,1–2). Non ne avevi, però, previsto o anticipato la rinascita. Le mura che noi oggi vediamo sono ricostruite da un re “magnifico”, di un altro gregge, per difendere i posti della tua memoria. Tenue e illusorio velo di difesa, sotto apparente sogno di forza. Per la tua città, il regalo più prezioso, e significativo, della sua storia. Dono di straniero.

Lungo queste mura, a oriente, verso il sole che sorge, una porta, la Porta d’oro, ha aperto per secoli la luce dei suoi due archi ai pellegrini che giungevano con i “salmi dell’ascesa”: «Quale gioia quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!» (Salmo 122,1–2).

Ancora altre pecore del tuo “più grande” ovile, o Signore, hanno posto a questi due archi d’ingresso i nomi di “Porta del Pentimento”, l’arco a nord, e “Porta della Misericordia”, l’arco a sud. Oggi, i due archi sono chiusi, palpebre senza pupille volte a un sole che non vedono, ma li colora. Non sappiamo bene quando, ma certo sono stati chiusi per paura. Al tuo tempo, tutte le porte erano aperte, e aperte il tuo ultimo sguardo le ricorda, con i colori caldi del primo sole. Aperte, noi, possiamo solo sognarle. Con il sogno del profeta: «Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte» (Apocalisse 21,25). Attorno ai due archi chiusi della Porta d’oro, oggi è il silenzio di chi, passata la prima soglia, ne attende la riapertura, per passare l’ultima soglia, per il giorno dell’incontro.
Tu che sei venuto per aprire ogni porta al pentimento e alla misericordia, non lasciarci alle nostre porte, chiuse. Come un giorno a Gerusalemme, attraversale ancora. Per noi. Non tardare.

Antonio Pinna
Salmista ad Aristan

Yerushalayim «Città di pace», e Al Quds «Città santa».
Città contesa. dove Ovest ed Est non parlano di sole.
Città divisa da credenti in Dio, divisa da credenti in se stessi,
nelle proprie ragioni e nel proprio potere.
(da Salmo 115 … SU GERUSALEMME, editoriale di Antonio Pinna)

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