Nell’assemblea si respirava un’aria di protesta.
“Si professano tanto contrari alle fake news e poi, sul nostro conto, ne sdoganano a migliaia” iniziò furiosa la gallina “Da quando è iniziata la mia convivenza con gli uomini, nelle praterie del sud est asiatico oltre 9000 anni fa, sono sempre stata definita una cretina, eppure, so contare fino a 10”.
L’oca e l’asino annuirono in segno di approvazione, sentendosi presi in causa da queste recriminazioni.
“Anche io” tubò il piccione “so riconoscere un quadro di Monet da uno di Picasso, eppure per loro sono un’idiota patentato”.
“Vi assicuro che a me è andata peggio” affermò con pacatezza il lupo “Quando arrivai alla capanna, la nonna era bella che partita. Con un biglietto sul tavolo spiegava che, stanca della vita uggiosa del bosco e della petulante nipote Cappuccetto Rosso, aveva deciso di partire per i mari del sud con un ballerino di flamenco conosciuto in una balera ai bordi della foresta. Per coprire lo scandalo, bruciarono il biglietto, e mi accusarono di averla mangiata”.
“Tu uno spietato killer ed io, secondo loro, sarei un abile ninja capace di lanciare i miei aculei come fossero shuriken” borbottò il goffo istrice “a dire il vero mi piacerebbe saperlo fare, ma non ci sono mai riuscito”.
Fischi, applausi, brusii in tutta la sala.
“Ma perché diavolo” obbiettò lo struzzo, allagando le ali “dovrei mettere la testa sotto la sabbia?”.
“E io non cambio colore per mimetizzarmi, ma al contrario è un segno di minaccia verso i miei simili” sottolineò sconsolato il camaleonte che per la rabbia diventò turchese.
“A proposito di colori. Beato te che li vedi” disse il toro infuriandosi “io sono daltonico e il rosso non so neanche cosa sia”.
Da in fondo alla sala si alzò un getto d’acqua accompagnato da un suono ad altissima frequenza. L’acciuga, che da anni aspettava il momento giusto, urlò “e noi pesci non siamo per nulla muti. Parliamo eccome! Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
“Cosa dovrei dire io? Gli uomini, nella loro ignoranza, hanno usato il mio nome proprio come un sinonimo di fandonia” disse la bufala, appoggiata ad un banco. “Se solo si degnassero di conoscerci meglio forse la pianterebbero. Se solo si informassero” concluse la bufala “saprebbero che bufala non viene dal mio nome, ma forse da buffa che vuol dire soffio di vento. Storie inutili che, senza peso, volano di bocca in bocca, lasciando nulla più che pregiudizi.”
Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)
“Da in fondo alla sala si alzò un getto d’acqua accompagnato da un suono ad altissima frequenza. L’acciuga, che da anni aspettava il momento giusto, urlò “e noi pesci non siamo per nulla muti. Parliamo eccome! Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Da L’ASSEMBLEA – Editoriale di Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)



