«Come trovasti, o scelerata e brutta
invenzïon, mai loco in uman core?
Per te la militar gloria è distrutta,
per te il mestier de l’arme è senza onore;
per te è il valore e la virtú ridutta,
che spesso par del buono il rio migliore… »
Così per Ludovico Ariosto, nella strofa 26 del Canto XI, per le armi da fuoco «il mestiere delle armi è senza onore». Lo dice dopo che nel Canto IX (strofe 28-30) aveva descritto, anche inventando, le “meraviglie” della nuova arma, «un ferro bugio [= vuoto] lungo da due braccia / dentro cui polve ed una palla caccia… / onde vien con tal suon la palla esclusa, / che si può dir che tuona e che balena; / né men che soglia il fulmine ove passa, / ciò che tocca, arde, abatte, apre e fracassa». Su questa arma a distanza, tuttavia, Orlando ha la meglio con la sua spada, avendo il suo nemico mancato il colpo d’archibugio, e infine getta il demoniaco e «abominoso ordigno» in fondo al mare:
« O maladetto, o abominoso ordigno,
che fabricato nel tartareo fondo
fosti per man di Belzebú maligno
che ruinar per te disegnò il mondo,
all’inferno, onde uscisti, ti rasigno. —
Cosí dicendo, lo gittò in profondo».
Inutilmente, tuttavia, perché l’arma sarà ripescata da un negromante, disponibile d’ora in poi ai negromanti di turno.
Passando dalla poesia alla storia, non fu tuttavia per la guerra ma per la festa che i cinesi, tra il decimo e il dodicesimo secolo, inventarono la polvere da sparo, «per scacciare gli spiriti maligni, spaventandoli con il frastuono provocato dalle esplosioni» (Enciclopedia Treccani). Dalla festa alla guerra il passaggio fu rapido: poter uccidere a distanza, sempre più a distanza, sembra il sogno più antico e duraturo dell’umanità. Dal “corpo a corpo”, che creava la “nobiltà” dei cavalieri, si passa ai nuovi eserciti, dove in prima fila è la fanteria plebea e nelle retrovie i “centri di comando”, occupati sovente da generali “imbelli”, letteralmente “inadatti alla guerra”. Così, “di progresso in progresso” fino agli sviluppi dei nostri giorni, quando droni e missili balistici intercontinentali non fanno che rivelare la scomparsa di ogni “contatto” umano, che potrebbe paradossalmente lasciare ancora spazio all’ultimo ripensamento, come immaginato da un altro poeta, pur non ricambiato dalla medesima “cortesia”. Con la costante che a pagarne il prezzo sono per primi sempre gli ultimi.
Ma non è certo in questo modo, Signore, che tu avevi detto:
«Così gli ultimi saranno primi». (Matteo 20,16)
«Fino a quando, Signore?» (31 volte! nei Salmi, con espressioni equivalenti).
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Così, “di progresso in progresso” fino agli sviluppi dei nostri giorni, quando droni e missili balistici intercontinentali non fanno che rivelare la scomparsa di ogni “contatto” umano, che potrebbe paradossalmente lasciare ancora spazio all’ultimo ripensamento, come immaginato da un altro poeta, pur non ricambiato dalla medesima “cortesia”. Con la costante che a pagarne il prezzo sono per primi sempre gli ultimi”. Da Salmo 512 CREATI DALLA POLVERE. DA SPARO – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)



