GIUBBOTTO IN KEVLAR


Editoriale del 08 aprile 2016

Ogni tanto capita, senti il solito rumore del cane, e il successivo, quello di cui non parla mai nessuno di noi. Ma questa volta è diverso e sai che ti prenderà, ti rimarrà impresso per sempre; dicono.
Strana esistenza la nostra: fatti per dare tutto in poco tempo, troppo poco tempo.
Lo senti anche tu il nostro potenziale, hai visto anche tu quello che riusciamo a fare.
E in men che non si dica cominci ad andare. Poi non torni più, o se lo fai non sei più lo stesso, sei vuoto dentro.
Sai, giù al negozio, tempo fa, ho parlato con alcuni che sono rientrati.
Erano diversi, diversi in tutto, certi non li riconosci proprio, non sembrano nemmeno essere mai stati dei nostri. Alcuni li ho sentiti lamentarsi, durante la notte.
Raccontano di secondi di sospensione, di aria, di gallerie che sembrano fatte apposta per loro.
Poi cominciano a delirare, dicono di aver visto tutto rosso, di aver sentito qualcosa avvolgerli e di accorgersi che si sono fermati. In genere, successivamente, urlano.
Non so se voglio veramente sapere che si prova.
Evidentemente è qualcosa che ti cambia nel profondo, ed è un’esperienza che siamo destinati a fare tutti quanti noi.
Ma non voglio finire come quelli che non dicono più niente, stanno in silenzio, si fingono sordi.
Loro avrebbero potuto spiegarmi.
Sembrerebbe semplicemente emozionante fare il nostro… mestiere e sparire nell’aria come fanno quasi tutti.
Ma non riesco a immaginare in nessun modo come mi potrò sentire, come ti potrai sentire, quando, uscito dal caricatore, probabilmente, spezzerai una vita.

Luigi Lanucara
(Sfaccendato di Aristan)

Poi cominciano a delirare, dicono di aver visto tutto rosso, di aver sentito qualcosa avvolgerli e di accorgersi che si sono fermati. In genere, successivamente, urlano. (Da GIUBBOTTO IN KEVLAR editoriale di Luigi Lanucara)

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