COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE


Editoriale del 11 marzo 2014

Pierluigi Bersani ha dichiarato che il governo Renzi “non ha tra le sue qualità migliori l’umiltà”. Forse è vero, però l’umiltà è una qualità sottile, perché è la più facile da falsificare. Il coraggio, l’onestà, l’intelligenza si riconoscono bene, è quasi impossibile bluffare. L’umiltà invece confina a nord con l’ipocrisia, a ovest con la debolezza, a est con l’incapacità e a sud con il viscido: lei, intendiamoci, è una virtù sacrosanta, quando c’è va onorata con vera ammirazione. Ma per essere sicuri che c’è, bisogna capire che cosa è. La grande letteratura è popolata di discutibili figuri che si fingono umili: dal vigliacco Tersite dell’Iliade al dickensiano Uriah Heep, dal “vaso di coccio” don Abbondio al Tartufo di Molière. Non si può valutare il tasso di umiltà con parametri rigidi: se uno dice di valere zero e in effetti vale zero, sembra umile ma è realista; se uno dice di valere poco ma in realtà non vale nulla, sembra umile ed è addirittura superbo; se io invece dico di valere cento, ma magari valgo mille, sembro superbo e sono al contrario umilissimo. Il mondo è pieno di gente che non fa che ripetere di essere umile, poi spara cazzate a raffica e, appena le muovi il minimo rilievo, si adombra risentita e ti toglie il saluto. Ecco, la vera umiltà non è mai permalosa: è coscienza della propria finitezza e disponibilità all’ascolto e alla critica. I finti umili sono palloccolosi: la loro professione di umiltà crea uggia e disagio in chi li ascolta, per la strategia ricattatoria che invita a esaltarli e a controbattere che non è vero, che sono proprio in gamba, ce ne fossero tanti così. Ognuno è l’unità di misura di se stesso e degli altri, mi sembra innaturale buttarsi troppo giù e collocarsi da soli nelle zone basse della classifica: un vittimismo compiaciuto che puzza di insincerità malsana e di posa codarda. Non è meglio considerarsi eccezionali, pensarsi e propagandarsi come uno degli uomini migliori dell’orbe terraqueo, diffondendo intorno a noi un’aura benefica di sicurezza e consolazione, e poi, se qualcuno dice che siamo dei cretini totali, prestargli ascolto senza suscettibilità e valutare serenamente la possibilità che ci sia qualcosa di vero? Non è meglio andare al Creatore belli convinti di essere nella top ten degli umani, curiosi di leggere la classifica vera, quella stilata da Dio? Quando Lui ce la mostrerà, se ci ritroveremo agli ultimi posti fra gli abitanti della Terra (almeno un migliaio di posizioni più in basso rispetto a Gigi Merdacci e Luca Giurato), anziché indignarci, rimanerci male e protestare che non è giusto, sarà una grande lezione di umiltà e di stile accogliere senza fiatare il verdetto, farci una risata da schiantare le budella e, stupefatti ed entusiasti, complimentarci con Dio per la trasmissione.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da The Big Kahuna (1999) diretto da John Swanbeck, con Kevin Spacey, Danny DeVito

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