Gli scienziati hanno nel tempo affinato le tecniche che permettono di ricostruire, a partire dal teschio di un poveretto morto da centinaia o migliaia di anni, le sue sembianze. Così ci è stato mostrato il volto di Tutankhamon, quello di Mozart e perfino quello di Gesù Cristo. Nessuno si stupisce. Perché senza mettere in dubbio l’importanza o l’attendibilità delle ricerche, il risultato non è mai sconvolgente: non avendo niente ma proprio niente di diverso, quei volti hanno solo lo straordinario potere di banalizzare secoli di storia e di immaginario. La recente ricostruzione del volto di un uomo sepolto più o meno tremila anni fa nel sito di Mont’e Prama, quello in Sardegna dove sono stati trovati i giganti di pietra, ci restituisce l’immagine di un giovanotto a modo, ben pettinato, con la riga al centro e lunghe trecce nere rigide come salsicce di cinghiale. Il contributo alla ricerca del paleo-parrucchiere è stato determinante, con un taglio di capelli normale quello poteva essere chiunque. Un mitico guerriero? Un eroe? La pastorella bruna? Difficile dirlo. L’unica cosa sicura è che così conciato somiglia tantissimo a mio cognato Giacinto e un po’ anche a me. Giacinto ha la fronte bassa, le trecce lunghe e quello sguardo strano. Io purtroppo sono calvo, adoro però girare a torso nudo. Avendo io e mio cognato le radici nella stessa zona geografica dell’Uomo di Mont’e Prama, sono convinto che quello sia un nostro antenato. E ho improvvisamente capito perché in tanti ci etichettano così: burini, o come si dice da queste parti, “gaurri” da sempre.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
“….La recente ricostruzione del volto di un uomo sepolto più o meno da tremila anni fa nel sito di Mont’e Prama, quello in Sardegna dove sono stati trovati i giganti di pietra, mostra un giovanotto a modo, ben pettinato, con la riga al centro e lunghe trecce nere rigide come salsicce di cinghiale…”
(da BURINO DA SEMPRE di Marco Schintu)