CANTO DELLA STRADA


Editoriale del 11 dicembre 2017

Ogni vera partenza è un Canto della strada: “Da questo momento, libertà!/ Da questo momento, mi dichiaro libero da limiti e rotte immaginarie!/Vado dove ho deciso – padrone di me stesso, totale e assoluto Ascoltando gli altri, considerando bene quel che dicono/Mi fermo, cerco, ricevo, contemplo. /Gentile, ma con insopprimibile volontà di spogliarmi dai vincoli che potrebbero trattenermi”. Whitman proiettò l’amore nel cosmo, non le stelle ma le valli, le nuvole, le città. I corpi e tutto ciò che i corpi e la meraviglia possono abbracciare. È un esercizio feroce sciogliersi nella moltitudine, significa martellare identità come Io, famiglia, nazione. Significa attraversare l’antitesi di solitudine e paura affinché ogni singola parola sia più vasta e precisa. È un tesoro politico disseppellito grazie all’istinto risvegliato per la bellezza. Esiste un metodo infallibile per comprendere chi davvero ci dona un sentimento imperituro: è colui che dice “vai”. Ci ha già superati e aspetta non fra le stelle ma fra le valli, le nuvole e le città. È la moltitudine e la moltitudine è in lei, e lei in noi, il nostro canto della strada.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

Esiste un metodo infallibile per comprendere chi davvero ci dona un sentimento imperituro: è colui che dice “vai” (da CANTO DELLA STRADA, editoriale di Luca Foschi)

Ma ‘ndo vai (Armando Trovajoli) da Brutti sporchi e cattivi (1976) diretto da Ettore Scola, con Nino Manfredi

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