Cap. 24 LA POSSIBILITÀ DELLA BELLEZZA


Editoriale del 02 ottobre 2016

Pompei

“Ecco la jeep… Ci sono due tizi con Luca, devono essere le due ‘sorprese’. Riesci a distinguerli?”.
“Troppo distanti… troppa polvere”.

“Ora sì!… Uno è Giulio Giorello: inconfondibile. L’altro…”
“ANTONIO PINNA!!!”.
“ANTONIO PINNA!!!”.
“Che diavolo ci fa Antonio Pinna qui?”.
“Non sapevo che lo conoscessi, Corto”.
“Sì, da molto. Dal maggio del 1981. Ero a Belfast, proprio con Giulio, per i funerali di Bobby Sands, il rivoluzionario irlandese. Giungemmo nel cimitero cattolico di Milltown mentre Antonio Pinna, che non avevamo mai visto prima, stava per prendere la parola. Parlò pochissimo. Si limitò a citare Plinio il giovane che descriveva gli ultimi attimi di Pompei prima che fosse sommersa dalla lava del Vesuvio. Quel brano l’ho imparato a memoria:
‘…Avevamo appena fatto in tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c’è luna o il cielo è pieno di nubi, ma come a luce spenta in un ambiente chiuso. Molti innalzavano le mani agli dei, ma i più ormai pensavano che gli dei non esistessero più, che quella notte sarebbe stata eterna, e l’ultima al mondo’ ”.
“Magnifico!”.
“Qualcuno lo rimproverò. Gli disse che un uomo di chiesa avrebbe dovuto usare parole di conforto… Solo a quel punto capimmo che era un prete”.
“E lui?”.
“Lui rispose che spesso le parole di conforto possono essere inadeguate. Che in certi casi si ha solo la possibilità della bellezza… Giulio allora mi disse che se quello era davvero un prete avrebbe voluto conoscerlo. Ci avvicinammo e lo invitammo a cena. Brindammo a Bobby per tutta la notte”.

Filippo Martinez
(tragediografo di Aristan)


“Ero a Belfast, proprio con Giulio, per i funerali di Bobby Sands, il rivoluzionario irlandese. Giungemmo nel cimitero cattolico di Milltown mentre Antonio Pinna, che non avevamo mai visto prima, stava per prendere la parola.”
(da LA POSSIBILITÀ DELLA BELLEZZA di Filippo Martinez)

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