Cap. 25 CHE SI DICE SUL PEQUOD, CAPITANO ACHAB?


Editoriale del 07 ottobre 2016

GIULIO-GIORELLO

Frenata in dérapage, abbracci e battutacce. Antonio, com’è nel suo stile, ha dei regali. A Corto un orecchino rotondo con incisa in arabo la frase di Kitāb al-Aghānī ‘Egli vede nel deserto’. A me un piccolo cammello d’ambra, in ricordo di una mia fiaba. Per Giulio invece c’è la solita domanda: ‘Che si dice sul Pequod, capitano Achab?’, con la risposta di rito: ‘Si dice che la moneta è una cattiva misura. Ma Starbuck, come sempre, finge di non capire!’. Luca è molto abbronzato, grazie anche a una cicatrice fresca sullo zigomo questa volta sembra davvero un personaggio hemingwayano. Grande delusione quando scopriamo che se l’è fatta cercando di radersi con un coltellaccio.
Saliamo sulla jeep, copriremo l’aereo in un altro momento. Non c’è tempo da perdere, siamo nel deserto; qui dobbiamo fare solo quello che c’è da fare.
“Avete due giorni di ritardo. Perchè diavolo siete arrivati su un giocattolo?”.
Luca cerca la rissa, ma Corto è un gentiluomo.
“Colpa del buongusto delle hostess. Ci hanno fatto allungare la rotta per poter insidiare meglio il fascinoso pilota del Pandora”.
“A proposito… ho una buona notizia per te, Corto: al ritorno potrai contare su un vero secondo pilota”. E Luca apre uno sportelletto del cruscotto mostrando a tutti una patente di volo nuova di zecca.
“È falsa”, dice Giulio.
“Sì, ma è fatta molto bene”, dice Antonio.
“Non ti cederò mai la cloche”, dice Corto.
“Se non è di troppo disturbo qualcuno può dirmi perché siamo qui e dove cazzo stiamo andando?”, dico io. Educatamente.

Filippo Martinez
(tragediografo di Aristan)


‘Che si dice sul Pequod, capitano Achab?’, con la risposta di rito: ‘Si dice che la moneta è una cattiva misura. Ma Starbuck, come sempre, finge di non capire!’
(da CHE SI DICE SUL PEQUOD, CAPITANO ACHAB? Di Filippo Martinez)

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