CONDANNA AZZURRA


Editoriale del 30 marzo 2016

Quando divenni il 50° Archivista dell’Oblio, ispezionando per la prima volta l’intero Archivio, rimasi molto colpito dalla Sala 51: un vasto ambiente con pavimento e pareti in azzurro, lo stesso colore del cielo visibile al di là di una volta a padiglione in vetro-acciaio.
Oltre alla monotonia cromatica (che aveva comunque una sua bellezza), mi sorprese qualcosa senza riscontro in nessun altro ambiente dell’Archivio: la Sala 51 era assolutamente vuota. Inizialmente pensai di riempirla con la Collezione Esposito, un centinaio di porcellane di Capodimonte a soggetto unico: arrotini per presepi napoletani; ma poi cambiai idea leggendo il diario del 43° Archivista.
Lì scoprii che la sala era stata modificata alla fine dell’ottocento con la costruzione del padiglione di copertura, e trasformata in serra. Qui, con opportune selezioni, partendo da piccoli esemplari della flora spontanea sarda, si ottenevano varietà dai fiori giganti, tutti di colore azzurro. Poi le piante furono infestate da minuscoli afidi (sempre azzurri) che provocavano l’accartocciamento delle foglie. A quei tempi l’Accademia Perduta vantava numerosi membri dalle più svariate competenze; non fu difficile organizzare un consulto di esperti sotto la direzione del grande entomologo Gino Melozzo. Fu deciso di introdurre nella serra una specie antagonista, sterminatrice di afidi: la Coccinella del Chiostro 10 (endemica dell’Archivio).
Inizialmente fu un successo, poi con la diminuzione degli afidi le coccinelle (diventate azzurre) si adattarono a nutrirsi anche dei fiori. Il Melozzo, nemico (giustamente) dei pesticidi, propose una nuova specie antagonista: la feroce Vespa Bianca del Cortile Meridionale. Ancora un cambio di colore (sempre lo stesso) e di abitudini: dopo le coccinelle, le vespe riversarono l’accresciuta aggressività contro chiunque entrasse nella serra. Centinaia di terribili vespe resero la Sala 51 impraticabile.
Il Melozzo, sconfitto, consegnò le sue memorie in Archivio e partì per l’Amazzonia, dove pare sia stato divorato da una
colonia di rare termiti turchine.
Al 43° Archivista non restò che chiudere la sala a tempo indeterminato. Solo un anno dopo ebbe il coraggio di riaprirla; piante e afidi e coccinelle e vespe: tutto era morto. Oggi nella bella Sala 51 sono accumulati disordinatamente i reperti d’Archivio più scadenti; ognuno dei quali ha assunto l’ineluttabile colore azzurro. Tutti tranne uno: un piccolissimo David di Michelangelo color rosso fuoco.
Ma questa, ovviamente, è un’altra storia…

Carlo M.G.Pettinau
(Archivista dell’Oblio)

Azzurro di Adriano Celentano

  • MANIFESTO DI ARISTAN


    ANTEPRIMA
  • PROMO ARISTAN ROBERTO PEDICINI


  • INNO


  • IL TEMPO DEI TOPI DI FOGNA


  • CIAO NADIA