CONTRIBUENDO ALLA SUA IMMENSITÀ


Editoriale del 14 marzo 2014

L’acqua, contenuta fra argini troppo stretti, reagisce con tutta la sua forza e diventa irrefrenabile e distruttiva.
Il fiume che sfocia nel mare diviene un ibrido, un misto di acqua dolce e salata, in un primo tempo ancora distinguibili nei loro colori e sapori, nel differente grado di trasparenza e opacità. Poi, piano piano, queste differenze scompaiono e, più al largo, il fiume diventa mare, contribuendo alla sua immensità.
Noi siamo come l’acqua, fatti anche di desideri, paure, sogni e fantasie. Questa energia magmatica, se incontra l’ostacolo di un io monolitico, rigido e troppo angusto, che pretende di disconoscerla e arginarla, si fa minacciosa e dirompente e genera conflitti. Per placarsi deve diventare la promessa di un divenire. Allora ci mette in contatto con ciò che non siamo e ci rende un amalgama riuscito di dolce e di salato, di essere e non essere, di realtà e immaginazione che si alimentano reciprocamente, trasformando il nostro fiume in mare. La nostra regalità è la consapevolezza dell’importanza del vuoto come spazio libero per la possibilità e il divenire, che impedisce al pensiero di perdere l’energia del sogno e di farsi paralisi.

Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

)

da L’arte del sogno (La Science des rêves 2006) diretto da Michel Gondry, con Gael García Bernal e Charlotte Gainsbourg.

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