Il COVID-19 ha ucciso le sagre paesane, primaverili, estive o autunnali che fossero. Se ne contavano a migliaia, una per villaggio, da quella della lumaca di bordo strada a quella della quaglia fritta, da quella della castagna semi-selvatica a quella del muggine di scoglio. I turisti apprezzavano e spesso tornavano. Ora niente più bancarelle e assembramenti, solo il deserto. La signora Olivucci mi ha raccontato di Gustave Bichoco, un suo vecchio amico francese. Gustave fu da lei invitato tantissimi anni fa a partecipare in paese alla sagra del pomodorino giallo-zebrato tardivo, una varietà tanto rara quanto squisita. La popolazione lo accolse a braccia aperte, al suo arrivo trovò persino la banda musicale. L’anno dopo fu accolto con altrettanto calore, e così ancora per gli anni successivi, tanto che Gustave si convinse che la sua presenza fosse indispensabile. Gli abitanti invece si erano stufati di vederlo, la signora Olivucci partiva per non incontrarlo. In più l’unico agricoltore che coltivava il pomodorino giallo-zebrato tardivo era morto, l’unico ristoratore che lo cucinava pure. La sagra continuava tuttavia a tenersi e la banda a suonare, anche se di quella varietà di pomodoro non esistevano più neanche i semi. Ora la signora Olivucci mi ha detto che Gustave non verrà più. Non solo il COVID-19 ha ucciso la sagra del pomodorino zebrato, ma ha ucciso anche lui.
Marco Schintu (Salatore di formaggio)
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Il COVID-19 ha ucciso le sagre paesane. Se ne contavano a migliaia. Ora niente più bancarelle e assembramenti, solo il deserto”.
Da COVID, LA FINE DELLE SAGRE PAESANE – Editoriale di Marco Schintu (Salatore di formaggio)