CUORE


Editoriale del 27 marzo 2014

Sulla via che dovrebbe condurmi a diventare vegetariano nel giro di trent’anni mi interrogo sempre più spesso sulla mia condizione di carnivoro. Sull’irrispettosa attitudine a mangiare il cuore degli animali, ad esempio. “Pulire il cuore di un maiale, togliere i ventricoli che risulterebbero duri e tagliarlo in tre o quattro fette da far marinare in acqua e succo di limone per almeno due ore….”. È labile il confine tra cucina del cuore e cardiochirurgia, al cuoco occorrerebbe un bisturi. Peraltro valvole suine sono impiantate nel cuore di milioni di persone.
Dovrebbe bastare questo per convincermi a passare direttamente all’insalata. E invece, sopraffatto dalla mia volgarità, ingerisco senza scrupoli cuori di pollo, di agnello, di bue, di cinghiale, di cervo. Ho ceduto persino davanti al cuore di un delfino, caduto in trappola nel budello di Tvøroyri: in fondo si trattava solo di un muscolo, salato a dovere. Ora però vivo in preda al rimorso. Come posso essere stato così insensibile? Non mangerò più cuore per i prossimi tre giorni.

Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)

COGLI L’ATTIMO

 

Apri il cuore cantata da Adriano Celentano è composta da Mogol e Cheope per il testo e dai fratelli Gianni Bella e Rosario Bella per la musica, tratta dall’album Esco di rado e parlo ancora meno del 2000.

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