Ci sono tanti giovani italiani che, essendo senza arte, recitano una parte: quella di vittime della società. La famiglia non li ha aiutati, la scuola non li ha capiti e, anche se abitano in una città o in un paese tutelati dalle Belle Arti e affollati di turisti giapponesi, dicono che stanno in un posto di merda. Dove però continuano a ciondolare sempre più spenti e risentiti. Poi c’è Lorenzo Pelosini, di Cecina, che a 18 anni pubblicò un romanzo che aveva scritto quando ne aveva 14, “Il volo del falco”. Lo notò addirittura John Irving, che lo definì “una riflessione straordinariamente matura sulle difficoltà della crescita esistenziale”. Finito il Liceo, anziché iscriversi a Giurisprudenza o Economia e Commercio, ha seguito un sogno: è andato a Los Angeles per frequentare la School of Cinematic Arts dell’University of Southern California, quella di George Lucas e Robert Zemeckis. Qui ha studiato e lavorato, ha scritto soggetti e sceneggiature, ha conosciuto Stan Lee e gli attori dei film Marvel. Ora, a 28 anni, si è laureato Magna cum Laude a Hollywood. E ha partorito un secondo romanzo, “River Runner-Il filo d’oro”, primo volume di una saga a metà tra “Ritorno al futuro”e lo Stephen King di “It”, che brulica di Joyce nell’ispirazione e si rifà a Salinger nello stile dei dialoghi e dell’io narrante. Insomma, è un prodotto post-moderno riuscito benissimo e il suo protagonista non è un eroe, piuttosto il prodotto incerto di una cultura dominata dai supereroi. Ne risulta una saga che, anziché volare sulle ali dei facili e ottimistici fantasy contemporanei, si pone la domanda se ci sia o meno una vera magia che può scaturire qui e ora, nel nostro stesso mondo, da tutta quella magia e quella speranza che abbiamo assorbito osservando Spiderman e gli X-Men sullo schermo. “E se la nostra lettera da Hogwarts non arrivasse?”, chiede l’autore,“Partiremmo comunque alla ricerca del nostro mondo magico? Ne avremmo davvero il coraggio?”. Intanto Pelosini ha avuto il coraggio di ambientare le sue fantasticherie nella provincia americana, specchio della provincia italiana, stagnante e cosparsa di sogni infranti di giovani promettenti alla ricerca di una strada. Come Sergio Leone con il western o Giorgio Faletti con il thriller, ha trapiantato nel nostro contesto emotivo il genere americano da lui amato e imitato: da giovane della generazione Millennials, malata di cultura pop e citazioni nerd, Lorenzo ha passato la vita a inghiottire centinaia di film e romanzi. Ma anziché rigurgitarne il contenuto sconnesso su pagina, li ha digeriti e riproposti con una nuova forma, come nuovi erano gli arrangiamenti coi quali Celentano importò da noi il rock’n roll: quella di un ragazzo che sogna, un eroe frustrato che tenta in tutti i modi di diventare quello in cui i suoi idoli gli avevano insegnato a credere.
Fabio Canessa
Preside del Liceo Olistico Quijote
https://youtu.be/IIda3dISVvo
Come Sergio Leone con il western o Giorgio Faletti con il thriller, ha trapiantato nel nostro contesto emotivo il genere americano da lui amato e imitato (da DA CECINA A HOLLYWOOD – Editoriale di Fabio Canessa)