Ho avuto la fortuna di conoscere di persona Graziano Mesina. Preciso il termine fortuna perché l’evento si è verificato in uno di quegli intervalli di tempo in cui non è stato in prigione. Devo dire che mi stupì, per un particolare: dissi qualcosa a mia moglie e Mesina mi rispose dall’altra parte della stanza.
Non avevo detto niente di sconveniente, solo mi stupii perché mia moglie non mi aveva sentito, come faceva spesso, Mesina sì. Mi spiegò che in carcere aveva sviluppato un udito eccezionale, perché doveva percepire ogni refolo che si muoveva intorno a lui. Mi spiegò che la sua detenzione carceraria non era stata una parentesi rilassata, non era stato trattato con i riguardi dovuti.
Ha passato grande parte della sua vita, che è stata lunga anche a viverla semplicemente, in carcere, con qualche intermezzo dovuto all’evasione, che è quella a cui molti ambiscono riuscendovi e non pagando conseguenze come invece è successo a lui.
Un omicidio è l’evento primario tra le sue colpe, dichiarato e portato a termine per vendetta, a viso scoperto in un bar di Orgosolo. E questo particolare mi ha sempre colpito e meriterebbe una trattazione a parte.
Decidi della vita di un altro, ma anche della tua e ringrazio la fortuna di non avere avuto faide se non quelle risolvibili con l’indifferenza totale.
Tutto il resto è storia, mito che abbiamo voluto noi, compreso quello delle evasioni, che nessuno disdegna in Italia.
Si può dire di tutto giudicando Mesina, voglio solo che non venga portato a cornice Orgosolo, un paese che mi ha sempre riempito di orgoglio, per il suo popolo, considerato nella sua totalità, capace di opporsi a Pratobello contro l’occupazione militare, tutti insieme, unito, senza chiedere niente a nessuno. Una massa umana dove le donne non hanno trepidato in casa, ma si sono poste davanti a tutti, in una ribellione che se la racconto a mio figlio magari pensa sia stata facile. Gli enumero solo le volte che abbiamo accettato supinamente, o fatalisticamente, tante cose anche se siamo bravi nei mugugni.
E sto attento quando parlo di Mesina, perché voglio che non entri nel discorso come orgolese. Anche perché ho la cittadinanza onoraria, me la sono data da me.
Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)
Si può dire di tutto giudicando Mesina, voglio solo che non venga portato a cornice Orgosolo, un paese che mi ha sempre riempito di orgoglio, per il suo popolo, considerato nella sua totalità, capace di opporsi a Pratobello contro l’occupazione militare, tutti insieme, unito, senza chiedere niente a nessuno. Una massa umana dove le donne non hanno trepidato in casa, ma si sono poste davanti a tutti, in una ribellione che se la racconto a mio figlio magari pensa sia stata facile (da UN DESTINO NEL NOME: GRAZIA–NO – Editoriale di Nino Nonnis)