In previsione delle elezioni del 1945 Churchill aveva cercato di rimandare il voto fino alle soglie della stagione estiva, nella speranza che i giovani, gli studenti soprattutto, fossero impegnati in altre attività e non avessero modo di fare massa, lasciando alla generazione dei padri la responsabilità del futuro. Sapeva, l’ammiraglio, il vantaggio che ai conservatori sarebbe derivato dall’astensionismo dei ragazzi, che dopo la guerra rincorrevano il diritto alla spensieratezza e al cambiamento. Oggi non è necessario distrarre i first time voters, coloro che si esprimono per la prima volta nelle cabine elettorali. Lo ha dimostrato la Brexit, dove la spaccatura di opinione era netta: tra gli universitari il sostegno al fronte Reamin è stato compatto. L’Europa l’hanno liquidata i padri, dopo averla costruita. Fatta eccezione per i paesi nei quali votare è un obbligo (Belgio, Cipro, Grecia), la tendenza è consolidata in tutta Europa. Per protesta o per indifferenza, l’idea che astenersi sia una rivalsa o una resa si è diffusa nelle democrazie occidentali, anche in Italia, tradizionalmente terra di partecipazione (il record è quello del 1948, con un’affluenza che superò il 92%). Il sindaco di Roma è stato eletto dal 57% degli aventi diritto. Così nel 2014 il parlamento europeo, che ora corre ai ripari. 14.000 volontari e una campagna di sensibilizzazione: #stavoltavoto. Gli attivisti organizzano eventi, dalle partite a carte alle pizzate per convincere i coetanei a esercitare il loro diritto. Unica regola la neutralità. Nella campagna per stimolare la consapevolezza politica è assolutamente vietato fare politica. Un gioco nichilista, in cui i ragazzi chiedono a personaggi famosi di girare brevi video nei quali ripetono lo slogan #stavoltavoto per innescare l’emulazione. Vietato dire per chi. Non ho fatto indagini sui costi dell’operazione. Ma propongo al parlamento europeo una soluzione a costo zero. Wistawa Szymboerka: figli dell’epoca.
Siamo figli dell’epoca/l’epoca è politica. / Tutte le tue, nostre, vostre/faccende diurne, notturne/sono faccende politiche. /Che ti piaccia o no/i tuoi geni hanno un passato politico/la tua pelle una sfumatura politica/i tuoi occhi un aspetto politico. /Ciò di cui parli ha una risonanza/ ciò di cui taci ha una valenza/ in un modo o nell’altro politica. /Perfino per campi, per boschi/fai passi politici/su uno sfondo politico. / Anche le poesie apolitiche sono politiche/ e in alto brilla la luna / cosa non più lunare. /Essere o non essere, questo è il problema. / Quale problema, rispondi sul tema. /Problema politico. / Non devi neppure essere una creatura umana /per acquistare un significato politico. /Basta che tu sia petrolio/ mangime arricchito o materiale riciclabile /o anche tavolo delle trattative, sulla cui forma/ si è disputato per mesi: /se negoziare sulla vita e la morte/ intorno a uno rotondo o quadrato. /Intanto la gente moriva/ gli animali crepavano/le case bruciavano /e i campi inselvatichivano /come in epoche remote/ e meno politiche.
Eva Garau (Precaria di Aristan)
propongo al parlamento europeo una soluzione a costo zero. Wistawa Szymborska: figli dell’epoca. (da FIGLI DELL’EPOCA DELL’ASTENSIONISMO – Editoriale di Eva Garau)