FOTOGRAFARE IL CIBO


Editoriale del 10 aprile 2014

La moda di fotografare il cibo nei ristoranti, amplificata dalla smisurata voglia di condividere nei social network qualsiasi esperienza, anche la più stupida, non conosce limiti. Mi è capitato persino di mangiare a fianco a una coppia di imbecilli che, seduti uno di fronte all’altro, non si sono mai rivolti la parola: hanno passato il tempo a fotografare con i rispettivi smartphone il cadavere di un tacchino addobbato a festa e divertendosi un mondo, a postarne le foto man mano che lo spolpavano. Un nuovo modo di condividere il cibo.
Famosi locali (ad esempio Momofuku a New York) vietano tale pratica, stigmatizzandone la cafoneria intrinseca. Altri ristoranti invece la favoriscono e i cuochi si sbizzarriscono in composizioni attraenti solo dal punto di vista estetico. Natura morta, per i fotografi di professione. Ora però secondo voi cosa avrei dovuto fare quando Alicia Brown mi ha chiesto se poteva inquadrare il mio faccione barbuto accanto a ciò che restava di un’aragosta? Niente purtroppo. Perché voi non conoscete Alicia Brown.

Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)

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