Capitolo 13 . IL CUGINO CATTIVO DEL PIRANHA


23 ottobre 2013

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Le convenzioni sono una finzione che, spesso, dentro di noi diventa verità, e ci cambia. Il luogo, infatti, è lo stesso, la persona che apre la porta per farmi entrare è la stessa, e anche questa pioggia che non smette da molti giorni, è la stessa… ma è come se fossero un altro luogo, un’altra persona, un’altra pioggia. È bastato cambiare ruolo in commedia: qualche giorno fa ero Filippo, il carcerato; oggi sono Filippo, l’avvocato. E sono qui per incontrare Stefano Lecter Floris, il mio assistito. Quel “Lecter” del soprannome evoca l’assassino seriale del romanzo e del film ‘Il silenzio degli innocenti’, dunque suona già come una condanna; ma non deve trarre in inganno. Stefano, questo non si può negare, è un uomo violento, ma la violenza non è sempre una caratteristica negativa, può essere anche la vivace conseguenza di una generosità coraggiosa. Stefano è limpido, leale. Quando gli chiedo di raccontarmi il fatto incriminato non nega nemmeno per un istante di aver morsicato il gomito a un indigeno. Semplicemente lo ha fatto per salvargli la vita. E io, il suo Perry Mason, gli credo.
Tutto nasce dalla sua passione sfrenata per i cannolicchi, mi dice. Mentre a un metro dalla riva scandagliava la sabbia di Kapingamarangi per cercare questi molluschi prelibati, ecco tra le sue dita affiorare una chiostra di denti. Stefano, che ama i documentari naturalistici, capisce e inorridisce. Nelle sue mani c’è la prova malridotta, coperta di mucillagini ma inequivocabile di una terribile minaccia: il Pacu; l’unico pesce con 32 denti simili a quelli umani. Un ferocissimo cugino del piranha che vive nei fiumi ma sa adattarsi anche all’acqua di mare. È ghiotto di noci, frantuma i gusci con la sua formidabile dentatura; se però un ignaro bagnante si immerge senza costume nei suoi paraggi il Pacu scambia i testicoli con le noci e li strappa per divorarli. Questo tragico equivoco è costato la vita a molti uomini e gli ha procurato il soprannome di “the ball cutter”. Ebbene Lecter mi racconta che fa appena in tempo a mettere nella borsa da pesca la sua inquietante scoperta quando ecco che accanto a lui vede sfrecciare un allegro indigeno nudo che vuole tuffarsi in mare. Lecter, in un attimo, realizza il pericolo. Da quel momento – dice – tutto avviene convulsamente: si lancia al suo inseguimento gridandogli di fermarsi; l’indigeno (uno dei pochi che a Kapingamarangi non parli l’italiano) non capisce e, terrorizzato, scappa correndo a perdifiato sul bagnasciuga. La corsa prosegue per due o trecento metri poi, quando il nudista sta per essere raggiunto, si butta in mare. Si tuffa anche Lecter, eroicamente (lui comunque ha il costume da bagno), e con poche bracciate lo raggiunge e tenta di trascinarlo a riva. Niente da fare: quello continua a dibattersi come un posseduto. Lecter, a quel punto, è in difficoltà; non sa come uscire da quella situazione senza tramortirlo. Ma ecco il colpo di genio: assesta al nativo un morso simbolico alla pelle di un gomito – che è la parte meno sensibile del corpo – e lui all’improvviso si blocca, paralizzato dalla paura. A quel punto portarlo in salvo è un gioco da ragazzi.
So che questa storia può sembrare inverosimile, ma credo che proprio grazie a questa inverosimiglianza il giudice ci crederà. Se non fosse la pura verità, infatti, nessuno sano di mente tenterebbe di giustificare un morso a un gomito raccontando una storia di cannolicchi, inseguimenti e pesci che, per errore, stritolano testicoli. (continua)

Filippo Martinez

COGLI L’ATTIMO

 

da Piranha 3D (2010) diretto Alexandre Aja, remake di Piranha, diretto da Joe Dante nel 1978

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