IL FASCINO DISCRETO DI UNO SNOB DI GENIO


Editoriale del 9 ottobre 2018

 

Il bello del cinema è che ogni giovanotto vi trova pane per i suoi denti e ogni vecchietto per la sua dentiera. Chi ci va per svagarsi, e passare due ore spensierate, stia alla larga da “Lacrimae rerum”, arduo e ponderoso saggio di uno studioso vispo quanto arzigogolato, adesso molto di moda. Per il “pensieratissimo” filosofo Slavoj Zizek, il film non è un passatempo d’evasione o uno spettacolo di intrattenimento, ma “un’arte che ci mette di fronte alle pulsioni più nascoste, rimosse e negate dall’individuo e dalla società”. Così in questo volume si scandagliano “Il Decalogo” e la trilogia dei colori di Krzystof Kieslowski, l’opera omnia di Andrej Tarkovskij e “Strade perdute” di David Lynch. Quando si va sul leggero, si sviscera la trilogia di “Matrix” (parzialmente stroncata) e ci si chiede se è proprio vero che nel cinema di Alfred Hitchcock niente sia lasciato al caso. Zizek complica questioni già di per sé complicate: spiega Kieslowski con Hegel, Tarkovskij con Freud e “la macchina dell’Es”, Lynch con Lacan, ma dimostra a ogni pagina un’intelligenza finissima e una profonda capacità di analisi. Si dimostra un campione di snobismo culturale (è contento di aver visto “Matrix” seduto in sala accanto a “un idiota” che fa commenti ad alta voce), ma ci costringe a pensare il cinema con sguardo nuovo e arguto, infilzando spesso gli oggetti del suo studio con aghi penetranti, come un entomologo i suoi insetti: Hitchcock “ha inventato delle storie per poter essere in grado di girare un certo tipo di scene”, il nocciolo di Tarkovskji consiste nell’ambigua miscela di sacralità e goffaggine, solennità e ridicolo (sulla scorta dell’idiota dostoevskiano), così come l’universo di Lynch è quello del “sublime ridicolo”. E colpisce nel segno quando sferza il vizio borghese di cercare una logica nella storia “convincente a livello psicologico per resistere al suo impatto sovversivo” (lo dice di Lynch, ma varrebbe pure per Bunuel), quando invece il regista intende rappresentare la “moltitudine contraddittoria” di una realtà multipla, impenetrabile e fantasmatica. Infine ci stupisce quando stronca il neorealismo (“vezzo per intellettuali degenerati”) e, del cinema italiano, salva solo gli spaghetti western, le commedie erotiche (un titolo su tutti “Conviene far bene l’amore” con Christian De Sica) e il peplum storico di “Maciste contro Ercole”. Buona visione.

 

Fabio Canessa (Preside del Liceo Quijote di Aristan)

Infine ci stupisce quando stronca il neorealismo (“vezzo per intellettuali degenerati”) e, del cinema italiano, salva solo gli spaghetti western, le commedie erotiche (un titolo su tutti “Conviene far bene l’amore” con Christian De Sica) e il peplum storico di “Maciste contro Ercole” (da IL FASCINO DISCRETO DI UNO SNOB DI GENIO – Editoriale di Fabio Canessa)

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