Amo le canzoni di Paolo Conte, sono meravigliosi psicofarmaci che fanno bene alla salute, non creano assuefazione e non ti fregano con le controindicazioni. Ogni volta che esce una nuova raccolta mi diverto ad ascoltare e riascoltare tutti i brani per scoprire ogni gioco, decifrare ogni citazione, intuire ogni trappola. Ma c’è stata una canzone che mi ha fatto davvero impazzire, è intitolata “Hemingway”. Ascoltandola mi rendevo conto che conteneva qualcosa di tragico che non coglievo pienamente. Nel primo minuto Paolo Conte canta una strada che vola oltre le tracce di una vita bella e intensa (“le dolcezze dell’Harry’s bar, le tenerezze di Zanzibar, le illusioni di Timbuktu e le gambe lunghe di Babalù”) per raggiungere qualcosa che non vuol rivelare (“Forse un giorno meglio ti spiegherò”). E il sospetto va subito alla domenica mattina del 2 luglio 1961 quando Ernest Hemingway si sparò in bocca col W. & C. Scott & Son, il suo fucile da caccia preferito. Una ipotesi plausibile. Ma non mi bastava. Era qualcosa più profonda di un semplice sospetto o di un’allusione. Abbandonai le indagini.
Il segreto si risolse nella mia mente solo dopo molti anni, all’improvviso, mentre per caso riascoltavo il brano su una emittente radio francese viaggiando nella notte dall’aeroporto di Cagliari a Oristano. Paolo Conte nel disco dopo un minuto e 10 secondi si rivolge direttamente allo scrittore e chiede “Et alors, monsieur Hemingway, ça va?”. E allora, signor Hemingway, come va? Seguono cento secondi struggenti di sax e clarini, poi Conte ripete la domanda. Ma questa volta con una piccola aggiunta. La chiave del mistero è tutta in quell’aggiunta appena sussurrata. “Et alors, monsieur Hemingway, ça va… mieux?”. E allora, signor Hemingway, va… meglio? Quel minuto e quaranta è la morte di Ernest Hemingway. Paolo Conte la racconta nel modo più intenso e indecifrabile: abbandonando le parole per la musica. Solo la musica. Il modo più giusto per affrontare un mistero.
Filippo Martinez (Detective)
“Ma c’è stata una canzone che mi ha fatto davvero impazzire, è intitolata “Hemingway”.
Da IL MISTERO DI ERNEST – Editoriale di Filippo Martinez (Detective)