Non capisco perché tante persone, quando si sentono dare dell’intellettuale, si mettono subito sulle difensive negando di esserlo, neanche avessero dato loro dello stronzo. E non so se sbagliano di più quanti lo fanno per una modestia del tutto fuori luogo o quelli che percepiscono il termine come offensivo. I primi sono quasi razzisti, perché essere intellettuali non comporta alcuno status di privilegio: significa solo lavorare con l’intelletto, dunque tutti quelli che si occupano di studio e cultura sono intellettuali. Punto e basta. Così qualsiasi insegnante, anche della scuola elementare, lavorando con l’intelletto, è un intellettuale. Non significa far parte automaticamente di una razza superiore: non è che se sei un intellettuale, sei per forza in gamba. Ci sono infatti, a ogni livello, intellettuali ottimi, buoni, normali o pessimi. Ho stima pari a zero di Paolo Crepet e Stefano Zecchi, ma non posso negare che siano intellettuali. E il simpatico Gigi Marzullo, non è un intellettuale? Dall’altra parte, non si è mai sentito nessun manovale che si schermisce dicendo che non è un manovale. Se lavora con le mani, è un manovale: e anche fra questi, come sappiamo tutti, c’è chi lavora bene, chi così così e chi in modo schifoso. Ma l’etichetta di manovale non inquieta nessuno ed è accettata tranquillamente da tutti, senza snobismi o riserve. Chi scambia la parola “intellettuale” per un insulto, vada a rileggersi Pasolini che scriveva: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere”. Con una dichiarazione così orgogliosa di intellettualità da parte di un grande artista omosessuale, ci chiediamo che cosa sarebbe successo se Sarri avesse provato a insultare Mancini dicendogli, anziché “finocchio”, “intellettuale”.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da Antonio Gramsci – I giorni del carcere (1977) di Lino Del Fra con Riccardo Cucciolla