Talvolta, guardandomi allo specchio, mi chiedo cosa mi manchi per affrontare decentemente le condizioni di vita sulla Terra e mi sento del tutto inadatto: non sono riuscito a colonizzare nemmeno l’appartamento in cui abito. Poi nei giorni scorsi leggo che due ricercatori dell’Università di Washington (genetisti, designer, fancazzisti) hanno descritto il volto dell’uomo che nascerà tra centomila anni. Mi sono immaginato allo specchio: tutta un’altra persona. Occhi enormi e vitrei, come quelli di certe bambole, per vivere in oscure parti dell’universo lontane dal Sole; fronte ampia e testa molto grossa, per far posto a un cervello sicuramente più ingombrante di quello che possiedo; pelle pigmentata, per proteggermi nel cosmo dalle radiazioni ultraviolette; palpebre più spesse e arcate sopracciliari più marcate, per evitare disorientamenti visivi. Al netto di protesi, lenti a contatto e nanochips impiantati un po’ dovunque. Tutto ciò sarei io tra centomila anni. Impegnato a vagare nel cosmo. Mi dispiacerebbe non esserci.
Marco Schintu
(Meteorologo ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Star Trek: The Next Generation, serie televisiva ambientata nell’universo fantascientifico di Star Trek ideato da Gene Roddenberry, trasmessa originariamente negli Stati Uniti dal 1987 al 1994 (in Italia per la prima volta dal 1991 al 1997).