Ogni volta resto impressionato dal vastissimo numero di fobie, ansie, paure che la psichiatria ha catalogato, talvolta dubbioso sulla necessità di considerare patologico qualsiasi comportamento un po’ originale della natura umana. Mi prendo cura di una mia zia arrivata in prossimità dei cento anni in splendide condizioni di salute fisica e mentale. L’anziana zitella ha accumulato nell’arco di un secolo – durante il quale ha conosciuto guerra e fame- suppellettili di ogni genere, materassi di crine, sanitari di tutte le forme, stoviglie di qualsiasi natura e materiale, apparecchi radio-televisivi, bomboniere ricordo di centinaia di matrimoni o battesimi ai quali è stata invitata, rosari, crocifissi, e via dicendo. Un museo più che una discarica: tutto è conservato in maniera ordinata, mia zia si accorgerebbe ancora oggi se le venisse portato via o spostato uno spillo. Mi sono sempre chiesto come abbia fatto ad arrivare a cent’anni in perfetta salute. Poi invece scopro che la poveretta è malata da sempre: di “disposofobia” o accaparramento compulsivo, una fobia che porta a non buttare niente di ciò che si possiede. Nemmeno un giorno della propria vita.
Marco Schintu
Ufficio pesi e misure di Aristan
Ogni volta resto impressionato dal fornitissimo catalogo di fobie, ansie, paure che la psichiatria è in grado di catalogare…”