Misurare una nuvola è un’impresa disperata. Anche misurare un uomo. La nostra pelle è come un prato, muta in continuazione, inventa nuove rughe, sostituisce cellule morte, si dilata oppure cede, assecondandoci. E, proprio come un prato, ha una memoria misteriosa. Una memoria che invece le nuvole sembrano non avere; se infatti, in questa tragica primavera, ci soffermiamo a osservarle con uno sguardo nuovo, libero dalla schiavitù dell’abitudine, possiamo percepire il senso della loro disumana distanza; si muovono ignorandoci e ignorandosi, terrificanti nella loro apparente assenza di memoria, enormi nei pomeriggi di piombo. Ma la loro dimensione inconsapevole si dissolve di fronte alla grandezza di quegli umani che stanno affrontando l’orrore di una forza che li trascende con una dignità che ha soltanto chi è consapevole del proprio mistero.
Filippo Martinez (Nembologo)
“Una memoria che invece le nuvole sembrano non avere; se infatti, in questa tragica primavera, ci soffermiamo a osservarle con uno sguardo nuovo, libero dalla schiavitù dell’abitudine, possiamo percepire il senso della loro disumana distanza” Da NUVOLE INCONSAPEVOLI – Editoriale di Filippo Martinez (Nembologo)