Elisa, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno. Lo chiameranno in tanti modi,
cercheranno di attribuirlo a quella parte o ad un’altra. Lo faranno bianco, o rosso, o nero. Tu sappi che si chiamava e si
chiamerà sempre libertà ed è superiore alle parole degli uomini. Scrivo di fretta, perdonami. La notte si scolora nella feritoia e io fumo e accarezzo i mattoni della cella e mi paiono bellissimi. Sarai un angelo come tua madre e i tuoi occhi splenderanno e i tuoi capelli profumeranno
nelle primavere del futuro. Sarò nel balcone di casa tutti i sabati ad aspettarti quando tornerai con l’amore sulle labbra prima dell’imbrunire.
Studierai e avrai un lavoro e un marito e nella tua pace, nella vostra pace scorrerà invisibile il sangue dei fanciulli partigiani.
Ai miei nipoti racconta che il nonno ha sentito la musica degli uomini nei suoi ultimi, immensi istanti. Dì loro che la vita è resistenza, una guerra
gentile all’orrore e l’ingiustizia. Dì loro che l’orrore è dentro di noi, a lui dobbiamo resistere. Non importa che ti dica tutto ora. Te lo dirò per sempre. Dietro il quadro in soggiorno troverete un po’ di denaro. Date le mie cose ai poveri del paese. Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto. Viva l’Italia Unita, viva la Libertà. Addio, Papà.
Torino, 5 Aprile 1944.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
Poveri partigiani di Ascanio Celestini dal Premio Tenco del 2008